Tre scali marittimi del Sud Italia più altre due regioni portuali al nord sono finiti nel mirino della Corte dei Conti europea, che ha stilato un rapporto intitolato "Il trasporto marittimo dell'UE è in cattive acque: molti investimenti risultano inefficaci e insostenibili". Si tratta della relazione speciale numero 23/2016, dove si legge che un terzo dei fondi spesi dall'Unione Europea per strutture quali moli, banchine e frangiflutti presso porti marittimi comunitari tra il 2000 e il 2013 è stato inefficace e non sostenibile.
Un euro su tre significa circa 194 milioni di euro spesi per progetti che sono andati a duplicare strutture già esistenti nelle vicinanze. Altri 97 milioni di euro sono stati invece investiti in infrastrutture che non sono utilizzate o sono fortemente sottoutilizzate da oltre tre anni dalla conclusione dei lavori. Per quanto riguarda lo scenario italiano come detto sono tre (su diciannove in cinque Paesi) gli scali oggetto di ispezione e conseguente reprimenda: Taranto, Augusta e Salerno. Anche i porti del Nord Tirreno e del Nord Adriatico sono stati inseriti fra i casi di studio.
L'Italia nel periodo 2000-2013 si è portata a casa il 12,3% della spesa UE totale per progetti a favore del trasporto marittimo, pari a un importo di 837,7 milioni di euro. Il giudizio riepilogativo sull'Italia parla di "un sistema portuale frammentato" che "consta di una moltitudine di piccoli porti caratterizzati da inefficienze di scala e scarso potere di mercato rispetto agli operatori dei terminali di livello mondiale".
Il rapporto tratta ampiamente il caso di Taranto, dove esamina il terminal container del porto entrato in funzione nel 2002. La relazione afferma che: "Nel porto di Taranto, durante il periodo di programmazione 2000-2006 sono stati investiti 38 milioni di euro di finanziamenti UE in un terminal di trasbordo e nei collegamenti con l'entroterra. Il terminal è attualmente inutilizzato". Alla voce "realizzazione non ultimata" risultano sia i collegamenti ferroviari tra porto e rete nazionale (progetto da 25,5 milioni di euro, di cui 1,8 dell'UE), sia i dragaggi con cassa di colmata (83 milioni di progetto, di cui 15 in capo a Bruxelles).
Anche lo scalo di Salerno finisce fra i "bocciati" e nel mirino ci sono in particolare tre progetti. Il primo, "Logistica e porti. Sistema integrato portuale Salerno", ha un costo di 73 milioni di euro, 53,2 dei quali oggetto di finanziamento comunitario, e la cui realizzazione risulta ancora non ultimata. Si parla in particolare di ampliamento dell'imboccatura del porto, stabilizzazione delle banchine e dragaggio. Il secondo e terzo progetto, fra loro collegati perché sono due lotti successivi, riguardano i collegamenti ferroviarie e stradali. Il costo degli interventi è di 146,6 milioni di euro complessivi, di cui 115,2 sono fondi comunitari.
Infine lo scalo siciliano di Augusta ha ricevuto la visita degli ispettori della Corte dei Conti europea per la seconda volta dopo un primo sopralluogo avvenuto nel 2012. Nel rapporto appena pubblicato si legge: "Per il porto commerciale di Augusta, le autorità italiane hanno concesso ulteriori finanziamenti per investimenti, al fine di completare i lavori nel periodo 2014-2020. Il costo stimato dei lavori da eseguire è di 145 milioni di euro, di cui l'UE cofinanzierà 67 milioni di euro tramite il FESR (una decisione della Commissione relativa a questo grande progetto è stata emanata il 27.3.2013). Il quadro strategico nazionale generale per i porti recentemente adottato in Italia ha condotto a una fusione con il vicino porto di Catania e questo potrebbe creare sinergie con Augusta per il traffico Ro/Ro, il traffico di navi da crociera e i carichi alla rinfusa. I lavori da eseguire e i finanziamenti UE assegnati dovrebbero quindi essere rivisti alla luce della recente fusione, per accrescere le possibilità di conseguire una maggiore efficacia". Il progetto in questione riguarda la costruzione di edifici, moli, attracchi Ro/Ro, marciapiedi, barriere, sistemi esterni per il completamento del porto. Interventi per complessivi 15,5 milioni di euro, di cui 3,8 milioni di soldi comunitari.
Nella relazione trova spazio anche un capitolo dedicato anche ai porti affacciati sulla costa nordoccidentale italiana (Genova, La Spezia, Livorno e Savona) per cui ci sono investimenti programmati o in corso per aumentare del 50 % (ossia di altri 1.800.000 teu) la loro capacità combinata (attualmente di 3.730.000 teu). Secondo la Corte dei conti "l'attuale capacità non è pienamente utilizzata: nel 2014, i tassi di utilizzo del terminal container erano circa del 20 % a Savona, 65% a Livorno, 74% alla Spezia e 77% a Genova. Non sono attesi significativi incrementi del traffico negli anni a venire".
Critiche sono state espresse anche nei confronti dei porti aderenti a NAPA (North Adriatic Ports Association), vale a dire Venezia e Trieste in Italia, Capodistria in Slovenia e Fiume in Croazia: "Il fatto che questi porti siano ubicati in tre diversi Stati membri, con diversi sistemi di governance sia a livello nazionale che dei singoli porti, con diversi tassi di cofinanziamento nell'ambito della politica di coesione e del regolamento CEF, ostacola una maggiore cooperazione e potrebbe far sì che considerazioni individuali prevalgano su quelle collettive", si legge nel rapporto.
Nicola Capuzzo
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