Il 22 maggio 2023 il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha annunciato durante un evento a Trieste che entro l’anno sarà varata una nuova riforma dei porti, alla cui redazione saranno coinvolti “diversi operatori”. Tra questi evidentemente non ci sono i sindacati, che hanno reagito all’annuncio. In una nota diffusa lo stesso 22 maggio, la Filt Cgil ha espresso una critica sul metodo e sul merito.
Nella nota, la sigla scrive che “annunciare entro l’anno una riforma dei porti, senza aver adeguatamente predisposto tavoli con tutti i soggetti rappresentativi, è un’ingenuità da parte del ministro che consegna al conflitto i temi più spinosi delle sue proposte”. La Filt interviene anche sull’anticipazione fatta dal ministro su una maggiore autonomia delle Autorità di Sistema Portuale.
Secondo il sindacato, “occorre tutelare quanto di buono si è costruito, partendo dalla difesa della natura giuridica delle Asp in quanto Ente pubblico non economico. Tra l’altro il Mit, incurante degli effetti sulla portualità, è già intervenuto a modificare la legge 84/1994 con le linee guida e il Decreto ministeriale che le recepisce in cui si assegnano nuove attribuzioni all’Autorità di Regolazione dei Trasporti che, scavalcando le Asp, potrà stabilire i soggetti che saranno autorizzati a operare nei nostri porti”.
La Filt chiede che prima di predisporre una traccia di riforma dell’attuale norma “il Governo avvii anche con le organizzazioni sindacali una fase di analisi di contesto attraverso il metodo di concertazione, permettendo così anche ai lavoratori di potersi esprimere su un tema decisivo per il rilancio del Paese come quello della portualità”.