Nelle prime ore del mattino del 25 ottobre 2025, i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ancona, su delega dell'European Public Prosecutor's Office (Eppo) delle sedi di Milano e Bologna, hanno svolto un'operazione su vasta scala contro un'organizzazione per delinquere di matrice cinese. L'intervento, che ha interessato dieci regioni italiane, ha portato all'arresto di nove persone e al sequestro di beni e disponibilità finanziarie per oltre 116 milioni di euro.
Il provvedimento, emesso dal Gip presso il Tribunale di Macerata, è stato eseguito con la collaborazione dei Reparti del Corpo competenti per territorio. Gli indagati sono 33, in prevalenza membri di un'associazione per delinquere che operava in Italia e in Europa, e che aveva ideato un complesso schema di frode fiscale internazionale. Attraverso numerose imprese fittizie, l'organizzazione importava dalla Cina container pieni di abbigliamento e accessori, facendoli transitare dalla Grecia e immettendoli poi in consumo in Italia, evadendo Iva e dazi doganali per un valore superiore ai 500 milioni di euro.
La liquidità così ottenuta veniva riciclata mediante una sofisticata rete. L'associazione, infatti, utilizzava una "banca clandestina cinese" con sportelli abusivi situati a Civitanova Marche e Corridonia, nascosti all'interno di una villa, un'agenzia viaggi e un Cash&Carry. Lì il denaro veniva raccolto, stoccato e consegnato ai clienti che ne facevano richiesta. L'organizzazione aveva dotato gli uffici di apparecchiature come macchine conta soldi e caveau per lo stoccaggio delle banconote, garantendo velocità e riservatezza nelle operazioni. Il denaro contante veniva poi distribuito in varie regioni italiane tramite corrieri o trasferito all'estero tramite conti virtuali, con destinazione finale la Cina. I clienti, a fronte del prelievo di contante, effettuavano bonifici su conti correnti italiani ed esteri riconducibili ai membri dell'organizzazione, che trattenevano una percentuale sulle somme movimentate.
Le indagini, svolte sotto la direzione della Procura Europea, hanno permesso di svelare un sistema sofisticato di trasferimento dei fondi illeciti verso l'estero. Attraverso società fittizie, fatture per operazioni inesistenti e triangolazioni in diversi paesi europei, l'organizzazione cercava di aggirare le norme antiriciclaggio. Il denaro veniva fatto transitare in diversi stati, tra cui Grecia, Bulgaria, Francia, Spagna, Germania, Estonia, Danimarca, Irlanda e Regno Unito, prima di essere inviato in Cina e, in parte, fatto rientrare in Italia per essere investito.
L'operazione ha portato al sequestro di numerosi beni intestati formalmente a prestanome, ma nella disponibilità degli indagati, tra cui nove unità immobiliari, cinque attività di ristorazione, conti correnti e autovetture di lusso come Porsche, Audi e Mercedes. In particolare, è stata sequestrata una cittadella commerciale a Civitanova Marche, sede di vari punti vendita gestiti da soggetti di etnia cinese.