I tre candidati per gestire le manovre ferroviarie nel porto di Trieste sono la compagnia ferroviaria genovese InRail (ma costituita da imprenditori friulani), la Serfer (controllata da Trenitalia) e una cordata formata da vari soggetti tra terminalisti e imprese ferroviarie. Nello specifico, questa associazione temporanea d'impresa è partecipata dai gruppi guidati da Francesco Parisi, Enrico Samer e Pierluigi Maneschi, insieme a FUC – Ferrovie Udine Cividale (società controllata dalla Regione Friuli), Rail Cargo Carrier Italia (filiale tricolore di Rail Cargo Austria) e Rail Traction Company.
"Oltre a questi partecipano anche altri operatori", spiega Parisi. "Da anni noi terminalisti triestini sosteniamo che il modello da perseguire sia quello recentemente realizzato a La Spezia, dove i principali operatori hanno creato insieme all'Autorità Portuale una società di servizio che, proprio per la natura della compagine azionaria, non mira né a favorire qualcuno in particolare né a lucrare, bensì solamente a fornire prestazioni efficienti a tutte le imprese che stanno a monte e a valle delle operazioni di movimentazione portuale".
Parisi ha aggiunto ancora che "l'attività di manovra è talmente complementare all'operatività di un terminalista che, secondo noi, è sensato che a compierla sia il terminalista stesso. A maggior ragione a Trieste, dove la rotaia ha un peso notevole malgrado gli attuali costi elevati, dovuti soprattutto alla duplicazione del servizio. Ma sul punto anche RFI (deputata oggi alla cosiddetta manovra secondaria, ndr) si è detta convinta della necessità di unificare la manovra, per cui siamo ottimisti".
Confermando la manifestazione d'interesse di Serfer, il nuovo amministratore delegato Francesco Cioffi ha detto: "Quel che posso dire è che Trieste è uno dei porti italiani in cui crediamo sia profittevole operare, così come a Savona, dove siamo intenzionati a ricandidarci alla gestione del servizio che già offriamo e che dovrà essere a breve rimesso a gara. Non può dirsi lo stesso di Genova, dove infatti non abbiamo manifestato interesse, giacché, rispetto a quando rinunciammo, come Ferport, al servizio, le condizioni non sembrano essere mutate".
Guido Porta, numero uno di InRail, ha invece sottolineato che "prima di procedere è necessario che l'Autorità Portuale fornisca le informazioni necessarie a una valutazione dell'investimento". L'avviso, infatti, che non vincola né l'Autorità né i manifestanti interesse, è molto vago, non contenendo indicazioni né sulla percentuale messa in vendita (che sarà compresa fra il 51% e il 100%) né sul relativo valore di base d'asta, ma limitandosi a specificare che Adriafer dispone di una concessione valida fino al 2020 e di un capitale sociale di circa 35mila euro.
Nicola Capuzzo
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