Nel 2022 il Codice della Navigazione compie ottant’anni e secondo gli armatori li dimostra. Durante la celebrazione di questo anniversario – organizzata dal Comando Generale della Capitaneria di Porto all’Università La Sapienza di Roma – i rappresentanti di Assarmatori e di Confitarma hanno chiesto una semplificazione normativa dell’ordinamento marittimo nazionale. Luca Sisto, direttore generale di Confitarma, confronta il Codice della Navigazione a “un ottantenne in splendida forma, un maratoneta concepito da straordinari maestri del diritto del nostro Paese, al quale però non possiamo chiedere di correre i cento metri dell’odierna competizione nei mari d’Europa senza un’accurata cura di semplificazione e deburocratizzazione, accompagnata da una riforma della governance della navigazione”.
Secondo Sisto, le navi italiane scontano un difetto di competitività “perché abbiamo un Codice che risente della sua età”, quindi bisogna riformarlo “per contrastare un inevitabile flagging out per poter competere con le altre bandiere più flessibili e shipping friendly”. In particolare il direttore di Confitarma afferma che “tra poche settimane potrebbe sparire la flotta dedicata ai traffici internazionali, in considerazione dell’ormai imminente adeguamento dell’attuale sistema di regole a quanto disposto dalla Commissione Europea con la Decisione del giugno 2020 sull’estensione dei benefici del Registro Internazionale alle bandiere comunitarie”. Ciò potrebbe favorire “favorire bandiere come Malta, Madeira, Cipro, che hanno un apparato amministrativo molto più snello rispetto al nostro”.
Il segretario generale di Assarmatori, Alberto Rossi, oltre a condividere le parole di Sisto, ha portato altre due temi. “Il primo è quello di integrare il Codice della Navigazione con i principi dell’Unione Europea, sanciti peraltro dal Regolamento 352/17, e mi riferisco quindi alla necessaria tutela della concorrenza, sottolineata anche da diverse sentenze della Corte di Giustizia”. Il secondo elemento è la transizione energetica e, in particolare, il pacchetto comunitario Fit for 55 che “rischia di mietere vittime nel ceto marittimo e anche in quello portuale”.
Rossi cita una risoluzione della Commissione Politiche UE del Senato, secondo cui questo pacchetto “rischia di violare il principio di proporzionalità, andando ad impattare in modo ben più corposo su un Paese, come l’Italia, che vanta la più grande popolazione insulare del continente e, di conseguenza, la maggiore flotta dedicata a questi collegamenti”. Il segretario di Assarmatori aggiunge che “l’inclusione dello shipping nel meccanismo dei certificati di emissione (Ets), comporterà una delocalizzazione dei traffici di transhipment, sui quali rischiamo quindi di perdere il controllo a vantaggio dei porti del Nord Africa, con tutto quello che ne consegue in termini anche di tutela della occupazione e sicurezza dei traffici e degli approvvigionamenti”.