Dopo mesi d'attesa e con una scia di polemiche, il Governo ha finalmente presentato il decreto che rivoluziona le Autorità Portuali, ampliandone le competenze al distretto logistico e nello stesso tempo riducendone il numero, tramite l'accorpamento degli scali. Ed è stata proprio questa ultima decisione suscitare polemiche e malumori, con ogni campanile che ha cercato fino all'ultimo di mantenere a casa propria la sede dell'Autorità Portuale (che ora cambia nome in Autorità di Sistema Portuale). La seconda novità riguarda il governo delle Autorità, che sarà svolto da un organismo ridotto rispetto a oggi e nominato a Roma. Spariscono i Comitati Portuali e i rappresentanti degli operatori avranno solamente una funzione consultiva.
Queste misure rientrano nel cosiddetto decreto Madia, che riforma l'intera pubblica amministrazione, approvato dal Consiglio dei Ministri del 20 gennaio 2016. Le quattordici Autorità di Sistema Portuale (ASP) ricalcano lo schema dei porti core istituito dall'Unione Europea e gestiranno i cinquanta scali italiani. Le
Le ASP saranno governate da un Consiglio d'amministrazione formato da quattro o cinque persone, con un presidente nominato dal ministero dei Trasporti, dopo una consultazione con la Regione competente. Sparirà il Comitato Portuale, che oggi raccoglie i rappresentanti degli operatori e dei lavoratori del porto. Questi confluiranno in un Tavolo di partnernariato che non avrà alcun potere, ma solo una funzione consultiva. Le nuove Autorità di Sistema Portuale sono:
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Ligure Occidentale: Genova (sede), Savona e Vado Ligure
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Ligure Orientale: La Spezia (sede) e Marina di Carrara
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Tirreno Settentrionale: Livorno (sede), Piombino, Portoferraio e Rio Marina
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Tirreno Centro-Settentrionale: Civitavecchia (sede), Fiumicino e Gaeta
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Tirreno Centrale: Napoli (sede), Salerno e Castellamare di Stabia
- Autorità di Sistema Portuale del Mare dello Stretto: Gioia Tauro (sede), Crotone porto vecchio e nuovo, Corigliano Calabro, Taureana di Palmi, Villa San Giovanni, Messina, Tremestieri, Vibo Valentia e Reggio Calabria
- Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna: Cagliari (sede), Olbia, Porto Torres, Golfo Aranci, Oristano, Portoscuso-Portovesme e Santa Teresa di Gallura (solo banchina commerciale)
- Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale: Palermo (sede), Termini Imerese, Porto Empedocle e Trapani
- Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale: Catania (sede) e Augusta
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Meridionale: Bari (sede), Brindisi, Manfredonia, Barletta e Monopoli
- Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio: Taranto
- Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Centrale: Ancona (sede), Falconara, Pescara, Pesaro, San Benedetto del Tronto e Ortona
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro-Settentrionale: Ravenna
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale: Venezia (sede) e Chioggia
- Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale: Trieste
In questa suddivisione appaiono alcune situazioni particolari, come Taranto e Ravenna, ognuno dei quali ha una propria ASP. Nel primo caso, abbiamo un porto praticamente inattivo, che ha perso completamente la movimentazione di container e che non ha neanche un concessionario del terminal. Nel secondo caso, la dimensione dello scalo e la mancanza di un retroporto logistico non giustificherebbero una propria ASP.
Il decreto prevede anche la creazione di due sportelli unici, quello doganale e quello amministrativo, che gestiranno tutte le pratiche inerenti le spedizioni portuali
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