Una delle prime conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina è stata la sospensione delle attività nei porti ucraini del Mare di Azov e del Mar Nero, impedendo a numerosi mercantili di prendere il largo. Le navi sono così ormeggiate in banchina dal 24 febbraio 2022, spesso con a bordo i loro equipaggi. Inoltre aumentano i rischi di essere colpiti dal bombardamento delle città, come è avvenuto al cargo Azburg, con bandiera domenicana, che il 5 aprile 2022 è stato colpito da due missili russi a Mariupol ed è affondato.
Natalie Shaw, responsabile delle politiche sull’occupazione dell'International Chamber of Shipping, in un’intervista ad American Shipper ha dichiarato che nell’area del conflitto sono intrappolate almeno 140 navi di venti Paesi, che imbarcano circa 1500 marittimi. Oltre a rischiare la vita, questi uomini hanno una crescente carenza di cibo, acqua, carburante per produrre elettricità e medicinali e prodotti per la cura personale. Shaw lancia quindi un appello per rifornirli, anche perché pare che evacuarli sia molto difficile, se non impossibile.
Le preoccupazioni stanno aumentando soprattutto per i marittimi bloccati a Mariupol, dove è prevista una nuova e grande offensiva dei russi per conquistare la città portuale. In questo caso aumenteranno i bombardamenti e i conflitti a fuoco, con una crescente possibilità di colpire le navi, dove dall’inizio della guerra restano rifugiati i marittimi. Anche Odessa potrebbe rientrare tra gli obiettivi dell’invasione russa e nel suo porto è intrappolata l’unica portacontainer rimasta nella zona del conflitto, la Joseph Schulte della compagnia cinese Cosco.
C’è un altro effetto collaterale della guerra in Ucraina e riguarda sempre i marittimi ma in ambito globale. Secondo la federazione sindacale Etw, il 14,5% dei lavoratori marittimi di tutto il mondo sono di nazionalità ucraina o russa. I primi o sono rientrati in Patria per combattere sostenere le famiglie oppure non possono farlo perché altrimenti non riuscirebbe più a uscire dai confini nazionali. Ciò rende difficile la rotazione degli equipaggi, già colpita in questi due anni dalla pandemia di Covid-19. Inoltre aumenta la carenza di personale. Su questi nodi i sindacati e i rappresentanti della compagnie marittime hanno già lanciato un allarme, che finora è rimasto inascoltato.