I caricatori italiani hanno qualche speranza che le loro merci imbarcate su navi di Hanjin dirette in queste ore verso il Mediterraneo vengano sbarcate in un terminal portuale del nostro Paese. In occasione del convegno intitolato "Cosa ci insegna il caso Hanjin" organizzato dal Propeller Club – Port of Milan e tenutosi presso l'Istituto Italiano per il Commercio Estero, il presidente di Confetra, Nereo Marcucci, ha annunciato che "Hanjin Shipping ha deciso di ricorrere alla Corte d'Appello di Roma per ottenere protezione delle proprie navi attraverso il riconoscimento, anche nel nostro Paese, della procedura di amministrazione straordinaria avviata in Corea".
Il numero uno della Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica ha inoltre precisato che "sono arrivate rassicurazioni sul fatto che la Corte d'appello si pronunci nel giro di pochi giorni, al più tardi martedì. Ci sono due navi di Hanjin che stanno facendo rotta verso il Mediterraneo e all'inizio della prossima settimana rimarranno per poco tempo in attesa sotto alla Sicilia per capire se potranno dirigersi verso un porto dell'Alto Tirreno (Genova o La Spezia) o se invece dovranno andare a Valencia a scaricare anche la merce diretta in Italia". Si parla di almeno 3mila container che stanno viaggiano a bordo di queste due navi.
Nel corso della tavola rotonda sono emersi, fra gli altri, due temi particolarmente importanti. Il primo è la quasi certezza che il crac Hanjin si porterà dietro ampi strascichi legali. "Prossimamente prevedo forti tensioni fra gli operatori" ha detto infatti l'avvocato Massimo Campailla dello studio legale Zunarelli. Il legale nel corso del suo intervento ha focalizzato poi l'attenzione "sulle responsabilità degli spedizionieri per le scelte prese per conto dei loro clienti" e infine ha aggiunto inoltre che possibili controversie potrebbero nascere "per i danni da mancato arrivo delle merci" o "per il danneggiamento delle merci".
Altrettanto poco rassicuranti sono gli aspetti assicurativi di questa vicenda perché, come illustrato da Franco Larizza, vertice della società di brokeraggio assicurativo LC Consulting, "dopo che è scoppiato il caso Hanjin la criticità maggiore è stata l'incertezza. Il mercato assicurativo inizialmente non è stato pronto a reagire a una crisi di questa portata". Le risposte poi, nei giorni successivi, sono iniziate ad arrivare e non sono state positive perché le coperture "tradizionali" non garantivano la merce né per la responsabilità dello spedizioniere né per i danni alle merci. Senza contare poi che nessuna polizza copre il rischio di ritardo nella consegna delle merci, a meno che questo non fosse stato oggetto di specifica trattazione fra le parti. "Il caso di Hanjin mi ha fatto scoprire una certa trascuratezza nelle clausole dei contratti assicurativi" ha aggiunto Larizza che, per tutelarsi in futuro da rischi simili, ha suggerito agli addetti ai lavori la stipula di "clausole extra-costi" e "clausole per danni alle merci".
Dagli spedizionieri presenti alla tavola rotonda organizzata dal Propeller Club milanese è stato lanciato un messaggio unanime ai caricatori delle merce: "Basta con la guerra al ribasso delle tariffe nel business dei trasporti e della logistica". Sebastiano Grasso, amministratore delegato di Contship Italia e vice presidente di Assologistica in particolare ha dichiarato: "Dire di no si può e, anzi, si deve in certi casi. Fare treni o comunque servizi di trasporto terrestre in Europa richiede certe competenze e certi costi che almeno un centesimo di guadagno lo devono ottenere. Se svendiamo i nostri servizi rincorrendo la pressione al ribasso sulle tariffe della merce facciamo il male nostro e di tutta la categoria perché le aziende del comparto in questo modo difficilmente possono rimanere in piedi".
Nicola Capuzzo
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