Cresce la preoccupazione sulla sorte di Hanjin Shipping, che ha ben 48 portacontainer cariche ferme davanti a diversi porti, che impediscono loro l'accesso per timore di un mancato pagamento delle tasse e dei servizi. Un'altra notizia che preoccupa seriamente l'intera catena logistica è che il primo settembre la portacontainer Hanjin Switzerland (IMO 9723265) non ha ottenuto il permesso di navigare sul Canale di Suez, perché dalle sede non è arrivata l'autorizzazione per pagare il transito, che costa 70mila dollari. La rilevazione più recente di Vassel Finder (5 settembre alle ore 11:09 UTC) mostra che la nave è ancora ferma all'imboccatura meridionale del canale.
Intanto, gli operatori statunitensi hanno avviato azioni legali contro la compagnia sud-coreana, che proprio per avere metà della flotta all'ancora davanti ai porti (se non addirittura navi sequestrate, come la Hanjin Montevideo a Long Beach e la Hanjin Rome a Singapore) non riesce a sbarcare i contenitori e non paga i servizi della movimentazione svolta. Due società, Hastay Marine e Montemp Marine, hanno chiesto a un Tribunale della California il sequestro degli asset della compagnia, compreso eventuale contante e proprietà.
Hanjin Shipping cerca di prevenire queste azioni chiedendo la protezione del Chapter 15, l'articolo della Legge statunitense sul fallimento che riguarda la bancarotta internazionale. Il Tribunale di Newark ha ricevuto la domanda il 2 settembre 2016 e deve decidere se accoglierla. Se ciò avverrà saranno sospese le azioni dei creditori negli Stati Uniti, almeno fino a quando sarà in corso un tentativo di salvataggio, chiesto dal Tribunale di Seoul entro il 15 novembre. La prima udienza avverrà domani.
Un'altra conseguenza della crisi di Hanjin Shipping può essere l'aumento dei noli container, perché il fermo delle sue navi ridurrebbe l'eccesso di stiva che ha creato il crollo delle tariffe. Lo si verificherà presto, perché alcune compagnie hanno annunciato aumenti dei noli dal 1° settembre.
Anche gli operatori italiani seguono con preoccupazione la vicenda, perché hanno numerosi container imbarcati selle navi della compagnia asiatica. Inoltre, la compagnia ha una filiale italiana che impiega un centinaio di persone e i sindacati hanno avviato incontro con i vertici, anche se finora non si hanno notizie sul destino di Hanjin Italia. Filt Cgil, Cisl Fit e Uiltrasporti hanno proclamato un presidio per il pomeriggio del 5 settembre, alle ore 14:30, a palazzo San Giorgio, sede dell'Autorità Portuale. Lo scopo è "portare all'attenzione del Comitato Portuale genovese e degli organi di informazione la grave situazione aziendale che si sta profilando".
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