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    I dettagli della vendita di Hutchison Ports alla cordata BlackRock-Msc

    Con una mossa improvvisa e imprevista, il 4 marzo 2025 è stata comunicata la vendita degli assetti della società terminalista Hutchison Ports da parte del conglomerato cinese (Hong Kong) CK Hutchison Holdings a un consorzio formato dalla società d’investimenti statunitense BlackRock, da Global Infrastructure Partners (specializzata in infrastrutture e controllata dalla stessa BlackRock) e dalla società terminalista Terminal Investment (controllata da compagnia di navigazione svizzera Msc, con partecipazione minoritaria di Gip). Il consorzio ha acquisito, a fronte di una spesa di 22,8 miliardi di dollari (21,153 miliardi di euro) l’80% Hutchison Ports, che è uno dei principali gestori di terminal container del mondo, e il 90% di Panama Ports Company, che gestisce i porti panamensi di Balboa e Cristobal.

    Questa transazione non è un qualsiasi passaggio di terminal, ma rappresenta anche la più grande in questo comparto e una manovra geopolitica che porta direttamente alla Casa Bianca. Anche se il co-amministratore delegato di CK Hutchison Holdings, Frank Sixt, ha sottolineato che “la transazione è puramente commerciale e non ha alcuna correlazione con le recenti notizie politiche relative ai porti di Panama”, è evidente che invece le dichiarazioni di Trump per “riprendere il Canale di Panama” e questa operazione sono strettamente collegate, anche se la gestione del canale non ha nulla a che vedere con quella dei due porti.

    La questione, per il presidente statunitense, era la Cina, che con questa operazione esce da qualsiasi attività marittima di Panama. Anche la rapidità e la segretezza dell’accordo dimostrano la connessione tra la politica estera di Washington e quella d’investimenti della statunitense BlackRock. Normalmente, infatti, operazioni di questo tipo richiedono lunghe trattative e profonde analisi delle informazioni relative agli assetti oggetto dell’affare. Attività che non sfuggono agli organi d’informzione, anche se sotto forma d’indiscrezioni. Che in questo caso, invece, non ci sono state.

    Il fatto che invece sia tutto avvenuto velocemente emerge anche da un’affermazione del comunicato di CK Hutchison Holdings, secondo cui “l'acquisizione del perimetro di vendita dei porti Hph procederà in tempi rapidi, soggetta all'esecuzione della consueta due diligence da parte del Consorzio BlackRock-TiL, alla definizione della documentazione definitiva, al ricevimento delle necessarie approvazioni normative e ad altri fattori”. Insomma, prima si firma l’accordo e poi si controllano gli assetti. In teoria la transazione deve essere confermata e approvata dalle varie Autorità, ma vista la sua portata anche geopolitica è difficile che qualsuno possa opporsi.

    Un'altra indicazione della rapidità e segretezza viene da un articolo pubblicato da Bloomberg il 5 marzo, secondo cui Goldman Sachs Group avrebbe avuto “un raro ruolo esclusivo” nell’affare. Citando fonti vicine alla questione, Bloomberg afferma che “un piccolo gruppo di banchieri di Goldman, da Hong Kong a New York, guidato dai dirigenti senior John Waldron e Raghav Maliah, ha concluso l'affare in sole due settimane. Hanno agito rapidamente per evitare fughe di notizie, contattando vari potenziali acquirenti, tra cui aziende del settore e società focalizzate sulle infrastrutture”.

    La ricostruzione di Bloomberg prosegue affermando che “una volta che il consorzio di BlackRock ha mostrato interesse per gli asset portuali, che includono i due porti di Panama e oltre 40 altri in tutto il mondo, si è verificata una corsa per firmare un memorandum d'intesa e depositarlo presso la borsa di Hong Kong prima del discorso di Trump al Congresso a Washington”. Comunque per CK Hutchison è stato un buon affare, non solo per l’entità della somma, ma anche perché dopo l’annuncio dell’accordo le sue azioni sono aumentate del 22% alla Borsa di Hong Kong.

    In una nota CK Hutchison Holdings precisa che oltre al 90% di Panama Ports Company, la vendita comprende “l'80% della partecipazione effettiva e di controllo di CK Hutchison nelle società controllate e collegate che possiedono, gestiscono e sviluppano un totale di 43 porti comprendenti 199 attracchi in 23 Paesi, insieme a tutte le risorse gestionali di Hph, operazioni, sistemi operativi dei terminal, IT e altri sistemi, nonché altre attività pertinenti al controllo e alle operazioni di tali porti. Il perimetro di vendita dei porti Hph non include alcuna partecipazione nell'Hph Trust, che gestisce i porti di Hong Kong, Shenzhen e Cina meridionale, né altri porti in Cina”.

    CK Hutchison Holdings e stata fondata, dall’ultranovantenne miliardario cinese Li Ka-shing, che si sfila così da una situazione geopolitica molto calda, quella di Panama, ma anche da un settore, il trasporto di container, pieno d’incognite. Che l’imprenditore di Hong Kong abbia visto l’affare lo dimostra il fatto che non si è limitato a cedere i terminal panamensi, come avrebbe potuto fare per sottrarsi da una posizione politicamente scomoda, ma ha venduto l’intero pacchetto, portando in cassa 19 miliardi di dollari (il resto andrà per adeguamenti per le partecipazioni di minoranza e il rimborso di determinati prestiti azionari dovuti da Hph a CK Hutchison), ossia il valore stimato dell’intero conglomerato prima della vendita degli assetti portuali. Ovviamente ha mantenuto le concessioni cinesi, perché Pechino non avrebbe consentito a trovarsi in casa il più potente fondo statunitense, ritenuto anche vicino a Trump. Insomma, Li Ka-shing ha saputo trasformare i rischio geopolitico in opportunità, come ha rilevato Gary Ng, senior economist di Natixis.

    Che la vendita di Hutchison Ports sia stata un ottimo affare lo dimostrano altri due elementi. Il primo è che alle attività portuali di CK Hutchison Holdings erano valutate circa in dieci miliardi di dollari, prima di questo accordo. La seconda è che nel primo semestre del 2024 tali attività hanno rappresentato solo il 9% del fatturato e il 15% degli utili del Gruppo CK Hutchison Holdings. Li Ka-shing è quindi uno dei vincitori di questa partita.

    Può ritenersi tale anche Donald Trump, che potrà così dichiarare di avere cacciato la Cina dal Canale di Panama, che rientra sotto il controllo statunitense. Ma bisogna ribadire che il canale in quanto tale non rientra nell’affare e resta sotto la gestione della sua Autorità, controllata dal Governo panamense. I due porti di Balboa e Cristobal non hanno alcuna forma di controllo sul passaggio delle navi e sulle relative tariffe. Quindi il canale come prima non era gestito dalla Cina, oggi non lo è dagli Stati Uniti. Comunque ora Trump (che secondo fonti statunitensi ha seguito da vicino e approvato la cessione) dovrebbe accantonare il fascicolo di Panama, liberando da un peso il presidente della Repubblica centro-americana, Jose Raul Mulino.

    E gli acquirenti? È ancora prematuro stabilire se e quanto hanno guadagnato. Si sa solo che subito dopo la notizia dell'acquisizione, le azioni di BlackRock sono scese a New York del 3,4%, ma ciò può dipendere anche da altri fattori, come l’intensificarsi della guerra commerciale. La società ha sicuramente fatto un favore a Trump, che magari in futuro avrà modo di ricompensarla.

    C’è poi il terzo protagonista dell’affare, Terminal Investment, il ramo terminalista di Msc della famiglia Aponte (di cui detiene il 70%). Non si hanno ancora informazioni sulla sua quota nell’alleanza con BlackRock, ma comunque con questa operazione il Gruppo svizzero diventa il principale terminalista container del mondo, proseguendo così la strategia di crescere anche sul fronte terrestre. Si valuta che unendo gli assetti di Terminal Investment (che movimentano 43,2 milioni di teu) con quelli acquisiti da CK Hutchison Holdings (che movimentano 36 milioni di teu) e l’ingresso al 49% nell’amburghese Hhla, Msc si porrà al vertice della portualità container mondiale, dalla settima posizione che occupa ora, superando colossi come Dp World, Psa International e Cosco.

    Questa operazione pone anche una grande sfida a Terminal Investment, che dovrà integrare l’operatività dei suoi terminal con quelli di Hutchison Ports. In concreto, ciò significa armonizzare i sistemi informativi, le pratiche operative e le culture aziendali, preservando nel contempo le competenze di Hutchison. Inoltre, bisognerà ammodernare le infrastrutture in Paesi emergenti, come Argentina e Messico, comporterà investimenti aggiuntivi.

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