Il Gruppo Spinelli ha perso una battaglia legale sul terminal Genoa Port Terminal di Calata Sanità a Sampierdarena, che lo contrappone a Sech-Psa. Il capitolo più recente è stato scritto dalla sentenza emanata il 15 ottobre 2024 dal Consiglio di Stato, redatta sulla base di un ricorso di Sech-Psa contro la concessione di Spinelli. I giudici hanno accolto la tesi secondo cui il terminal, che secondo il Piano Operativo Triennale del 2001 dovrebbe svolgere attività multipurpose (ambito S3), è invece usato in prevalenza per la movimentazione di container. Il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar Liguria, che invece aveva respinto le motivazioni di Sech.
I giudici spiegano che i terminalisti multipurpose hanno investimenti e costi operativi inferiori a quelli dei terminalisti container, quindi se muovono in prevalenza contenitori determinano “una evidente distorsione dell’assetto concorrenziale come regolato dal piano portuale, in danno non solo degli interessi privati concorrenti ma altresì degli interessi pubblici sottesi alla pianificazione portuale”.
La sentenza del Consiglio di Stato è immediatamente eseguibile. In concreto, ciò significa che l’Autorità di Sistema Portuale del mare Ligure Occidentale dovrebbe togliere la concessione a Spinelli del Genoa Port Terminal non appena scadrà il termine per presentare un’eventuale ricorso in Cassazione. In alternativa, Spinelli potrebbe tentare di mantenere la concessione riducendo drasticamente la movimentazione dei container, soluzione che non piacerebbe ad Hapag-Lloyd, che detiene il 49% del Gruppo stesso e che usa il terminal per le sue portacontainer.
Questa sentenza del Consiglio di Stato è un macigno che piomba nelle acque di Genova e che può creare uno tsunami sul porto. La prima ondata cadrebbe sullo stesso Gruppo Spinelli, che rischia di perdere un assetto fondamentale, o comunque di depotenziarlo al punto da renderlo praticamente inutile. Rischia anche di perdere l’interesse del socio tedesco, ma rischiano anche i suoi dipendenti. E tutto accade in una fase delicata di cambio totale al vertice causato dall’indagine sulla corruzione in Regione Liguria, che ha investito il fondatore del Gruppo.
La seconda ondata cadrebbe sull’Autorità portuale, che deve decidere che fare del terminal. Se non cambia il Piano regolatore, e quindi il terminal resta multipurpose, contrasterebbe la strategia che sta alla base dello sviluppo del porto e che ha l’obiettivo di superare i due milioni di teu. Se decidesse di cambiarlo, trasformando il multipurpose in container puro deve avviare una lunga procedura e una nuova gara, con tempi imprevedibili e comunque lunghi e a rischio di ricorsi.
L’ondata potrebbe investire anche il progetto della nuova diga foranea. Non nel senso di fermare l’opera, ma nel depotenziarla rispetto ai presupposti che ne hanno avviato la costruzione. Se restano a Sampierdarena solo due terminal container (il Sech-Psa e l’Intermodal Marine), ha senso realizzare un’opera di oltre un miliardo di euro per accogliere le grandi portacontainer, se in porto non ci sono le strutture per gestire un tale aumento di traffico? Sono decisioni difficili, che avvengono in una fase di transizione, in cui l’Autorità portuale è governata da un commissario straordinario e non si sa quando sarà nominato il nuovo presidente.
Aggiornamento: Spinelli annuncia il ricorso in Cassazione contro la sentenza del Consiglio di Stato
K44 ha realizzato un documentario sul trasporto a Genova, che parla anche del terminal di Spinelli e che vi riproponiamo.