Dopo le anticipazioni sulla riforma portuale, che dovrebbe creare una società a controllo pubblico per rafforzare il ruolo del Governo nel controllo dei porti, un altro tassello sulla riduzione dell’autonomia gestionale degli scali giunge dalle dichiarazioni del vice-ministro dei Trasporti, Edoardo Rixi, fatte il 13 febbraio 2025 durante la visita istituzionale al porto di Livorno: “Avere sedici Autorità di Sistema Portuale è stata, a mio avviso, una scelta irrazionale anche se politicamente comprensibile. Alcune Autorità portuali hanno difficoltà a raggiungere il pareggio di bilancio, altre dispongono di risorse che non utilizzano completamente”.
Quindi, ha aggiunto Rixi, “se in questa prima fase la razionalizzazione delle risorse non porterà ad una riduzione degli organi di governo dei porti, sicuramente ci sarà la necessità di prevedere che cessino di esistere quelle Autorità portuali che non riescano a mettere a posto i bilanci per per anni”. L’obiettivo è “fare in modo che tra cinque anni l’Italia diventi il primo Paese europeo per capacità marittima”.
Rixi non ha precisato quali sarebbero le Autorità portuali da dismettere, anche se probabilmente tra queste non dovrebbe esserci quella del Mar Tirreno Settentrionale, di cui era ospite, almeno per buona creanza. Non è detto che questo progetto venga attuato, anche se la fonte è colui che di fatto opera come ministro dei Trasporti, visto che il titolare del dicastero si occupa da tempo di altre faccende. Comunque, mettendo insieme queste dichiarazioni col progetto di riforma (il cui percorso dovrebbe iniziare entro la primavera del 2025 tramite una Legge Delega) emerge una volontà centripeta, con maggiori poteri a Roma e meno realtà da controllare.