Il naufragio della rinfusiera Rubymar dodici giorni dopo essere stata colpita da un missile balistico degli Houthi, potrebbe aggravare la crisi nell’area del Mar Rosso perché mostra che gli yemeniti possono affondare un mercantile di grandi dimensioni, nonostante la presenza di navi militari di diversi Paesi che hanno lo scopo di assicurare la sicurezza della navigazione. È ancora presto per vedere le conseguenze di questo evento, ma entro pochi giorni l’andamento dei noli marittimi e dei premi assicurativi mostreranno se effettivamente questo naufragio ha alzato in modo significativo il livello di rischio nella regione.
Da quando gli Huothi hanno avviato la campagna di lancio di missili e droni contro le navi che sono a portata di tiro dalle zone della terraferma che controllano, sono già sessanta le navi prese di mira, anche se non tutte colpite. Sino alla Rubymar, però, anche i colpi andati a segno hanno causato danni lievi e hanno permesso ai mercantili di proseguire il viaggio in modo autonomo.
Il danno maggiore prima dell’affondamento della Rubymar è stata la deviazione delle rotte dal Canale di Suez al Capo di Buona Speranza, con un notevole aumento dei costi e dei tempi del viaggio. Alla fine di febbraio, la compagnia francese Cma Cgm dichiarò che avrebbe parzialmente ripreso la navigazione nel Mar Rosso, contando sulla protezione delle navi militari francesi, ma ora bisognerà vedere quanto effettivamente applicherà questa decisione. Infatti la compagnia ha dichiarato che deciderà “caso per caso”.
Ma missili e droni contro i mercantili non sono l’unico rischio che emerge nel Mar Rosso. Una ricerca del Centro Studi Giuseppe Bono – Seacs sottolinea cheB dal Kuwait all’Europa, perché non si sono sufficienti gasiere per mantenere gli attuali livelli attraverso la circumnavigazione dell’Africa. Le navi impiegano 18 giorni in più per raggiungere l’Italia e ciò riduce i viaggi/nave disponibili, mentre aumentano i noli.
Altri rischi riguardano gli attacchi informatici - che contro i sistemi di tecnologia operativa nel settore marittimo sono in continuo aumento (da 50 del 2017 a oltre 500 nel 2020) – la possibilità di recidere i cavi sottomarini usati per Internet (e importanti linee passano vicino allo Yemen), la possibilità di posa di mine e la pirateria.
Intanto, la presenza nell’area della Marina Militare italiana permette di attivare il sistema Virtual Regional Maritime Traffic Control (Vrmtc). È una rete virtuale che collega le centrali operative delle Marine che aderiscono all’iniziativa trasportando informazioni non classificate relative al traffico mercantile composto da unità superiori o pari a 300 tonnellate. Tali informazioni sono inviate secondo il formato Mersit sviluppato dalla Marina Militare e sono raccolte da un hub situato al Comando in Capo della Squadra Navale (Cincnav), che le rende disponibili a tutti i partecipanti.