Mentre le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina s’intensificano, con nuovi dazi incrociati che colpiscono l’economia globale, il Porto do Açu – il principale scalo per l’export di petrolio del Brasile – si sta trasformando in un hub strategico per le merci dirette verso l’Asia, in particolare la Cina. Situato nello Stato di Rio de Janeiro, il porto beneficia di un inatteso effetto collaterale della guerra dei dazi: l’aumento della domanda per le materie prime brasiliane.
In un contesto segnato dalle politiche protezionistiche dell’amministrazione Trump, tra cui dazi del 34% sulle merci cinesi e una tariffa del 25% sulle importazioni statunitensi di acciaio e alluminio, la Cina guarda infatti con sempre maggiore interesse al Brasile per assicurarsi forniture alternative. Questo spostamento sta ridisegnando le rotte globali e favorisce scali capaci di rispondere prontamente alla domanda crescente, come appunto Porto do Açu.
La direzione logistica del porto, rappresentata da João Braz, ha confermato a Bloomberg come l’aumento delle tensioni commerciali abbia innescato un’espansione rapida delle esportazioni: "Quando sono iniziate le minacce di dazi, la domanda ha cominciato a salire", ha dichiarato Braz all’agenzia giornalistica. Nel primo trimestre del 2025, le esportazioni di ferro greggio dal porto – una materia prima utilizzata nella siderurgia – sono aumentate del 50% rispetto all’intero 2024.
Il Brasile, già il maggiore esportatore sudamericano di petrolio e uno dei principali fornitori mondiali di minerale di ferro, trova quindi nuove opportunità anche nel comparto agroalimentare. Secondo Agroconsult, si prevede che la produzione nazionale di soia toccherà quest’anno un record di 171,3 milioni di tonnellate, grazie al clima favorevole e all’ampliamento delle aree coltivate. Le esportazioni di pollame fresco e lavorato hanno raggiunto le 476mila tonnellate a marzo, secondo l’associazione di categoria Abpa, con un aumento del 19% rispetto all’anno precedente. Le spedizioni verso la Cina hanno avuto un’impennata analoga. Anche le esportazioni di carne bovina sono aumentate del 20%.
L’espansione della domanda ha però messo sotto pressione le infrastrutture logistiche del Paese. “C’è un grande ingorgo da entrambe le estremità della filiera”, ha detto a Bloomberg Eugenio Figueiredo, amministratore delegato del porto. Per rispondere alle criticità, Porto do Açu ha avviato un piano d’investimenti per potenziare il terminale polifunzionale T-Mult, dedicato alle merci agricole. È in corso il dragaggio del canale antistante per consentire il carico simultaneo di due navi Panamax, con l’obiettivo di raddoppiare la capacità annuale del terminale fino a cinque milioni di tonnellate nei prossimi anni.
La flessibilità operativa del porto lo rende inoltre un’alternativa concreta di fronte alle difficoltà logistiche globali. A causa delle minacce ai trasporti marittimi nel Mar Rosso da parte di miliziani Houthi, il traffico di container ha subito ritardi importanti. In risposta, Porto do Açu ha iniziato a imbarcare il caffè – di cui il Brasile è il maggior esportatore mondiale – in sacchi di grandi dimensioni, bypassando i container. Questo formato si sta affermando e si prevede un incremento dei volumi nel 2025. È in fase di avvio anche la movimentazione di zucchero.