Lo spettro dello sciopero dei lavoratori portuali statunitensi indetto dal sindacato International Longshoremen's Association nell’ambito della vertenza sul rinnovo del contratto (scaduto il 30 settembre) si è concretato: dalla mezzanotte (ora locale) del primo ottobre 2024 i portuali hanno fermato il lavoro e lo faranno a tempo indeterminato. Le prime informazioni non riferiscono quanti hanno aderito, ma il sindacato ne raccoglie circa 45mila e una buona parte di loro dovrebbe scioperare. L’azione, che è la prima di questo tipo dal 1977, dovrebbe coinvolgere almeno 36 porti della costa orientale e del Golfo del Messico, che gestiscono circa la metà delle merci in ingesso e uscita dagli Stati Uniti.
Le prime stime valutano che se lo sciopero proseguirà, potrebbe costare all’economia statunitense fino a cinque miliardi di dollari al giorno. Ma si potrebbe arrivare anche a carenze di materie prime e componenti per l’industria e beni per i consumatori, con conseguente aumento dei prezzi. Sarebbero coinvolte pure le altre economie globali, tra cui quelle europee, per l’intasamento degli scali statunitensi ancora operativi, che potrebbero portare ritardi nell’arrivo e spedizione di container.
Il sindacato chiede all’associazione delle imprese portuali United States Maritime Alliance (Usmx) non solo aumenti salariali, ma anche uno stretto controllo nell’applicazione dell’automazione, che può arrivare al divieto in alcune attività, come il sollevamento, gli accessi e la movimentazione dei container. Poco prima della scadenza del contratto, la Usmx ha presentato un’offerta, che è stata respinta dal sindacato. Per ora, il presidente Biden ha dichiarato che non intende usare i suoi poteri per fermare lo sciopero.