La mattina dell’8 ottobre 2024 i sindacati confederali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno raggiunto un’ipotesi di accordo con Assiterminal, Assologistica, Assoporti e Fise Uniport con Ancip sul rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori dei porti. L’intesa arriva dopo una trattativa accesa durata quasi un anno, che ha causato anche alcuni scioperi. Ora il testo deve ottenere l’approvazione delle assemblee dei lavoratori e degli organi direttivi delle associazioni.
L’accordo vale per il triennio 2024-2026 e prevede un aumento medio mensile lordo suddiviso in tre parti: 150 euro lordi mensili come minimo conglobato (paga base, contingenza e altro), 50 euro lordi mensili come Edr (per tredici mensilità) e 120 euro annuali per il welfare. Questo aumento sarà erogato in tre rate a novembre 2024 (90 euro), dicembre 2025 (50 euro) e dicembre 2026 (60 euro). A ciò si aggiunge un importo una tantum di 600 euro, anch'esso erogato in tre rate: 150 euro più 50 di welfare a novembre 2024, 100 euro più 100 di welfare a luglio 2025 e 100 euro + 100 di welfare a luglio 2026).
Il testo ha anche una parte normativa che riguarda la sicurezza, la micromobilità, la formazione (con aumento delle ore) e le ferie (un giorno in più dal 2025). Aumenterà anche di due notti il periodo per passare da 38 a 36 ore. L’intesa prevede l’adozione di un protocollo condiviso sulla parità e contro la violenza di genere.
La firma dell’intesa arriva il giorno dopo un incidente mortale avvenuto nel porto di Napoli, dove un lavoratore di 60 anni, Antonio Nazzaro, è stato investito da un mezzo meccanico mentre lavorava all’interno dei Magazzini Generali. L’evento riporta in primo piano la questione della sicurezza sul lavoro negli scali.
Sempre in ambito sindacale, ricordiamo che il sindacato di base Usb (che non ha partecipato alle trattative per il rinnovo del contratto) ha indetto per il 16 ottobre 2024 uno sciopero nazionale della categoria Porti e Mare, proclamato “per chiedere salari adeguati al crescente costo della vita, maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, ma anche contro il Ddl 1660 e contro la guerra”.