La marina mercantile italiana sta faticosamente cercando di rilanciarsi con nuovi investimenti dopo un decennio di pesante crisi ma il comparto oggi appare più che mai disunito dopo la nascita recente di Assarmatori (associazione aderente a Confcommercio) in seguito alla fuoriuscita di alcuni primari operatori (Moby, Grandi Navi Veloci, Messina e Italia Marittima) dalla confindustriale Confitarma. Proprio la Confederazione Italiana Armatori ha tenuto la propria assemblea annuale e nell'occasione il presidente Mario Mattioli ha affermato che "gli ostacoli che frenano la flotta italiana almeno in parte sono superabili attraverso una drastica semplificazione di norme e procedure burocratiche". Lo stesso Mattioli ritiene però che il tema della sburocratizzazione e della modernizzazione delle procedure (fattori che costano ogni anno decine di milioni di euro di inefficienze) "fino ad oggi sia stato affrontato dal cluster marittimo in modo non coordinato con tante proposte, quasi tutte condivisibili ma spesso caratterizzate da un individualismo che inevitabilmente tende a svalutare l'interesse comune".
La realtà dei numeri restituisce un quadro dell'armamento italiano in costante indebolimento, fatta eccezione per alcune nicchie di mercato, crociere e navi-ro, dove gruppi come Costa Crociere e Grimaldi Group navigano col vento in poppa. I numeri di Confitarma dicono che a fine 2018 le navi mercantili battenti bandiera italiana erano scese numericamente del 2,9% (42 in meno) rispetto a dodici mesi prima attestandosi a 1405 unità, mentre in termini di tonnellate di stazza lorda il decremento è stato del 5,1%. Calano numericamente del 5,7% le navi da carico liquido che al 31 dicembre scorso erano 233 (da 247 un anno prima) e, più nel dettaglio, sono diminuite del 10% le petroliere, del 13% la gasiere e del 3% le chimichiere. Lo stesso vale per le navi da carico secco (-5,6% in termini numerici fra 2017 e 2018) con le portarinfuse che fanno segnare il calo più accentuato (-19%), seguite dalle portacontenitori (-7%) e dalle general cargo (-7%).
È rimasto invece stabile il numero di navi da crociera battenti il tricolore (27 unità in particolare di Costa Crociere e di Aida Cruises) anche se è aumentato del 6% la stazza lorda complessiva di queste unità, mentre sono calati gli aliscafi e le altre navi passeggeri di corto raggio (-3%) così come i traghetti (-2%). Nel corso del 2018 sono entrate a far parte della flotta italiana 15 unità, pari a 374.116 tonnellate di stazza lorda, e nello specifico si è trattato di una gasiera, una nave cisterna, due traghetti, una nave da crociera, tre ro-ro cargo, una unità ro-pax, tre rimorchiatori e tre altri tipi di navi. "Nonostante la consistente riduzione degli investimenti registratasi negli ultimi anni, in totale nel triennio dal 2015 al 2018 gli armatori italiani hanno ordinato ai cantieri nazionali ed esteri 145 unità per un valore di circa 20 miliardi di dollari", ha rilevato Confitarma.
Nicola Capuzzo
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