Un articolo pubblicato da Bloomberg il 18 marzo 2025, basato su fonti vicine alla questione, afferma che le Autorità cinese starebbero analizzando l’accordo stilato tra il conglomerato di Hong Kong CK Holdings e il consorzio formato dal colosso finanziario statunitense BlackRock e dalla compagnia marittima svizzera Msc (tramite la controllata Til) per rilevare le concessioni portuali di Hutchison Ports nel mondo (tranne quelle in Cina). L’agenzia scrive che “diverse agenzie cinesi,tra cui la State Administration of Market Regulation, avrebbero ricevuto istruzioni da alti dirigenti statali di analizzare l'accordo per verificare eventuali violazioni della sicurezza o della normativa antitrust, secondo quanto riferito da persone che hanno chiesto di restare anonime in quanto le discussioni sono riservate”.
In teoria, Pechino non ha strumenti formali per fermare la cessione (il cui accordo sarà ratificato entro il 2 aprile 2025), perché i terminal interessati sono tutti fuori dal territorio cinese. Inoltre, il conglomerato CK Holdings produce solo il 12% del suo fatturato in Cina, mentre il resto delle entrate viene da attività in Europa, Nord America e Australia. Resta però una società con sede a Hong Kong e proprietà del magnate cinese Li Ka-shing e Pechino potrebbe avviare azioni trasversali. Un timore sentito anche dalla Borse, perché dopo la notizia dell’indagine le azioni di CK Holdings sono calate il 18 marzo del 2,8%, nonostante la vendita di Hutchison sia considerata un ottimo affare per il conglomerato di Hong Kong.
Un primo segnale dell’irritazione di Pechino è arrivato tramite un duro attacco all’accordo apparso in un editoriale del giornale di Hong Kong Ta Kung Pao, ritenuto filo-governativo, e rilanciato dall’Ufficio per gli Affari di Hong Kong e Macao. Nel testo, l’editorialista ha accusato i colosso di “servilismo codardo”, un’accusa grave in un Paese nazionalista come la Cina.
L’articolo di Bloomberg cita l’analista Denise Wong, secondo cui un atteggiamento negativo di Pechino potrebbe ostacolare futuri tentativi di CK Holdings di acquisire attività all’estero, perché i potenziali collaboratori non vorrebbero restare invischiati nelle tensioni tra Cina e Stati Uniti. La società potrebbe avere problemi nella stessa Hong Kong. Un importante politico della città, Leung Chun-ying, ha scritto il 17 marzo su Facebook che gli imprenditori che non hanno il sostegno della propria madrepatria finiscono per essere "orfani presi di mira dagli altri".