A due giorni dall’intraversamento della portacontainer da 20mila teu Even Given, si è compreso che l'enorme nave non sarà mossa dai soli rimorchiatori, quindi l’armatore giapponese Shoei Kisen Kaisha ha chiamato il maggiore esperto mondiale in questo campo, la società olandese Smit Savage, che in passato ha rimosso il relitto della Costa Concordia dall’isola del Giglio e ha recuperato un sottomarino nucleare russo affondato nel 2001. Ma ciò significa che ci vorrà tempo per riaprire il canale e c’è chi parla addirittura di settimane.
Oggi hanno lavorato intorno alla portacontainer otto rimorchiatori, uno dei quali ha una capacità di traino di 160 tonnellate; al loro fianco operano alcune draghe che scavano il fondale e macchine operatrici a terra per allargare le sponde. Dal momento dell’incidente, decine di portacontainer e petroliere sono all’ancora ai due imbocchi del canale. Le immagini satellitari mostrano circa duecento navi in attesa degli ordini degli armatori: aspettare oppure circumnavigare l’Africa.
Qualcuno cerca anche di stimare il costo del blocco del Canale di Suez, ma non è semplice tenendo conto di tutte le variabili: il fermo di decine di navi, i danni all’infrastruttura, i danni indiretti causati del mancato arrivo delle merci e dal successivo ingolfamento dei porti, quando finalmente il canale sarà riaperto. Se il blocco durerà più giorni, le ripercussioni interesseranno buona parte dell’economia europea e già appaiono i primi segnali, con un aumento dei noli marittimi e dei carburanti. Ma presto le conseguenze potranno toccare anche la produzione, per il mancato approvvigionamento di materie prime e di componenti. Qualcuno parla di un costo di 400 milioni di dollari l’ora, ma è ancora un bilancio provvisorio.