Il confinamento di Shanghai iniziato il 28 marzo 2022 e non ancora sospeso non ha coinvolto direttamente le attività del porto, che sono proseguite, ma lo ha fatto in modo indiretto, rallentando l’intera filiera logistica alle spalle delle banchine (soprattutto il trasporto stradale e quello fluviale) e la produzione di molti stabilimenti. Il risultato è un enorme intasamento di navi al largo del bacino portuale in attesa di caricare o scaricare le merci. Le Autorità cinesi affermano che la situazione sta migliorando e il giornale cinese Global Times riferisce che il 25 aprile 2022 i porti cinesi hanno movimentato 725mila teu, quasi lo stesso numero del mese precedente (-0,1%), e che entro la metà di maggio sarà completata la ripresa della catena di approvvigionamento. Inoltre, secondo il ministero dei Trasporti sta aumentando il numero dei camion sulla rete stradale nazionale, segno della ripresa delle attività logistiche.
Il miglioramento della situazione è confermato anche da una dichiarazione allo stesso giornale di Maersk: “Abbiamo rilevato un miglioramento nei ritiri sia dei container vuoti, sia di quelli pieni e abbiamo riattivato le prenotazioni per le spedizioni di merci pericolose, mentre i terminal hanno liberato spazio per quelle refrigerate”. Ricordiamo che la compagnia danese, insieme con altre, aveva sospeso all’inizio di aprile lo scarico dei container con queste due categorie di merci. Tra le misure prese per smaltire le navi davanti a Shanghai c’è ance il dirottamento delle portacontainer in altri porti cinesi. Una situazione che però sta aumentando le attese davanti alle loro banchine.
In particolare è interessato il sistema portuale di Ningbo, che è il più vicino a Shanghai, che ora riceve gran parte dei container provenienti da Shanghai e dalla provincia di Zhejiang. La piattaforma di tracciamento FourKites rileva che Ningbo Zhoushan ha aumentato la movimentazione del 14% in quattordici giorni. Altre fonti affermano che il 26 aprile il tempo medio di attesa delle navi è salito a 41 ore, contro una media di 30 ore, mentre a Ningbo Weizhi erano in coda 59 mercantili. Una situazione che potrebbe spingere alcune compagnie a evitare anche Ningbo, oltre che Shanghai. Inoltre, la diffusione della variante Omicron del virus Sars-Cov-2 potrebbe coinvolgere altre città portuali e già appare il confinamento di alcune aree intorno a Tianjin.
La situazione resta quindi incerta sul versante cinese, ma aumentano i timori anche su quello europeo. Infatti, anche se si sbloccherà Shanghai e se la pandemia non colpirà altri scali cinesi, l’attuale situazione si ripercuoterà comunque sugli scali europei, che potranno subire nei prossimi mesi l’ondata delle navi finora ferme davanti alle banchine cinesi, con conseguenze che potrebbero arrivare alla fine del 2022, come ha dichiarato il presidente del porto di Anversa, Jacques Vandermeiren. Ci si aspetta quindi un ulteriore rallentamento della catena di fornitura in Europa e in tendenza una spinta verso la regionalizzazione di parte della produzione e quindi anche della logistica.
La Commissione Europea sta tenendo sotto controllo la catena di approvvigionamento, soprattutto per quelle merci ritenute strategiche per le quali l’Unione dipende dalla Cina, come principi attivi di farmaci, componenti elettronici, materie prime e dispositivi di protezione individuale, anche se finora non ci sono particolari allarmi. Sulla questione si sta muovendo anche l’associazione internazionali dei porti Ferport, la cui segretaria generale Lamia Kerdjoudj-Belkaid ha dichiarato: “È molto urgente anticipare e organizzarsi. Le parti interessate che rappresentano le linee di navigazione, le autorità portuali, i terminali portuali, i caricatori, gli spedizionieri, i piloti, i rimorchiatori, gli operatori del trasporto interno, gli operatori ferroviari, gli operatori del trasporto stradale, dovrebbero riunirsi molto presto sotto il patrocinio della Commissione Europea per discutere su come possiamo prepararci individualmente e collettivamente per evitare un incubo per la logistica e le catene di approvvigionamento dell'UE, altrimenti i consumatori e le imprese dell'UE saranno penalizzati".
L’intasamento dei porti cinesi sta colpendo l’intera economia cinese, sia nell’aspetto produttivo, sia in quello commerciale. A marzo 2022 le importazioni sono diminuite dello 0,1% su base annua, proprio a causa del confinamento di Shanghai, a fronte della previsione di un aumento dell’8,4%. Nei primi tre mesi del 2022 il Pil della Cina è ancora in crescita, del 4,8% su base annuale, ma ci sono segnali preoccupanti, come la contrazione delle vendite al dettaglio del 3,5% a marzo o quella della produzione dei microprocessori del 4,2% nel primo trimestre. Per il 2022, il Governo prevede un aumento del Pil del 5,5%, il valore più basso degli ultimi trent’anni.