Il container, soprattutto quelli refrigerati, stanno diventando un elemento strategico e come tali entrano nella contesa geopolitica tra Stati Uniti e Cina. Lo mostra la decisione presa ad agosto 2022 dalla Divisione Antitrust del Dipartimento di Giustizia statunitense d’impedire la vendita di Maersk Container Industry alla cinese China International Marine Containers, sulla quale le due società stavano lavorando da circa un anno. La motivazione è che la fusione tra le società avrebbe ridotto da quattro a tre i produttori mondiali di container refrigerati, concentrando in queste poche mani (controllate dallo Stato cinese) il novanta percento della produzione. La trattativa riguardava una fabbrica di container in Cina e un centro di ricerca in Danimarca, valutate circa un miliardo di dollari.
Il vice-procuratore Jonathan Kanter ha spiegato che i “consumatori americani dipendono dalla catena globale del freddo per molti dei nostri beni di prima necessità e l'acquisizione di Mci da parte di Cimc rischiava di danneggiare questo aspetto critico della nostra economia, portando a prezzi più alti, a una qualità inferiore e a una minore resilienza delle catene di approvvigionamento globali". Non è la prima volta che le Autorità statunitensi accendono i fari sulla produzione di container in Cina. La Trade Commission nel 2014 impose un dazio all’importazione di container da 53 piedi da parte della Cimc, che però fece ricorso, vincendolo.
Il direttore finanziario di A.P. Moller-Maersk, Patrick Jany, ha dichiarato che la società danese resterà proprietaria di Maersk Container Industry nel prossimo futuro e che valuterà il suo migliore assetto strutturale per garantirne lo sviluppo a lungo termine. La multinazionale danese produce container da oltre trent’anni e oggi Maersk Container Industry impiega 2300 dipendenti in Danimarca e Cina.