Un grande lavoro delle Autorità ha permesso di stroncare un traffico internazionale di auto di lusso rubate destinate al mercato medio orientale e africano. In totale, sono 251 le vetture sequestrate nel porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, stipate in 483 container che hanno viaggiato su 18 diverse navi cargo partite dai porti canadesi di Toronto, Montreal e Vancouver.
Dopo il transito dal porto calabrese, già teatro in passato di diverse operazioni antimafia, i container sarebbero poi stati imbarcati verso gli scali portuali di di All Khoms (Libia), Casablanca (Marocco), Mersin (Turchia) e Jebel Ali (Emirati Arabi Uniti), Paesi in cui l’ingresso e l’immatricolazione di veicoli stranieri possono avvenire senza una documentazione verificata.
Il valore del sequestro è di oltre 22 milioni di euro e all’interno dei uno dei veicoli, tutti seminuovi e appartenenti a marchi prestigiosi, sono stati trovati anche 7650 dollari canadesi in banconote di diverso taglio. In Italia, nazione di transito, i mezzi arrivavano già con i dati identificativi contraffatti, spesso in modo quasi perfetto, e secondo le Autorità i proventi del traffico erano poi reinvestiti in armi e sostanze stupefacenti dalle varie organizzazioni criminali che gestivano il traffico illegale.
La complessa attività investigativa si è basata sul controllo incrociato dei documenti commerciali di transito e trasporto, sulla verifica di eventuali irregolarità doganali sulle dichiarazioni di ingresso e sui controlli di documenti e targhette identificative. Alle operazioni hanno partecipato il commissariato di Pubblica Sicurezza “Gioia Tauro”, l’Interpol, il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, la Polizia Stradale, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la Guardia di Finanza e la Royal Canadian Mounted Police.
Una simile notizia era già stata diffusa dalle agenzie nel giugno del 2020, quando la Polizia di Stato italiana sequestrò trenta veicoli rubati, per un totale di 1,5 milioni di euro, pronti per essere imbarcati e rivenduti in Turchia e Libia. Anche in quel caso i mezzi, del valore compreso tra 50 e 100mila euro ciascuno, erano stati rubati in Canada e trasportati via mare all’interno di container su quattro diverse navi mercantili.
Il fatto che due operazioni del tutto simili siano state portate a termine a distanza di quasi quattro anni l’una dall’altra lascia intendere come il traffico sia tutt’altro che sgominato e riaccende l’attenzione sul porto di Gioia Tauro.
Nei giorni scorsi sono infatti state presentate dai pubblici ministeri di Reggio Calabria richieste di reclusione che vanno da 6 a 20 anni per i 36 imputati del processo Tre Croci, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti.
L’organizzazione, secondo la ricostruzione degli inquirenti, nasceva dalla cooperazione tra ‘Ndrangheta e Camorra e gestiva un traffico di cocaina proveniente dal Sud America e diretta proprio allo scalo di Gioia Tauro attraverso navi cargo. Nell’inchiesta sarebbero coinvolti anche quattordici operatori portuali accusati di aver organizzato una gestione fraudolenta dei container in porto, movimentati in modo da eludere i controlli doganali attraverso l’apposizione di sigilli contraffatti che, invece, avrebbero dovuto garantire l’integrità del carico.
Marco Martinelli