Assiterminal, l’associazione italiana dei terminal portuali, ha dato i numeri di quelle che secondo le sue stime saranno le perdite di traffici marittimi conseguenti all’emergenza Coronavirus negli scali del nostro Paese. In occasione dell’audizione propedeutica alla conversione in Legge del Decreto Rilancio a cui ha preso parte presso la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, l’associazione presieduta da Luca Becce ha presentato i dati previsionali. Per ciò che riguarda le merci da 500 milioni di tonnellate e 10 milioni di container teu movimentati l’anno scorso, le stime per l’intero 2020 sono di 150 milioni di tonnellate e 3 milioni di teu in meno. Peggio ancora il traffico passeggeri che vedrà quest’anno calare del 60% la movimentazione a bordo dei traghetti (31 milioni in totale nel 2019) e del 70% i croceristi (12 milioni nell’esercizio scorso).
Nel corso dell’audizione l’associazione dei terminalisti portuali ha esordito spiegando che da quando è iniziato il lockdown, “periodo durante il quale insieme ad altri attori della logistica non ci siamo mai fermati, la situazione non presenta indicatori di miglioramento e non si riscontrano nel medio periodo previsioni positive”. Per quanto riguarda il traffico merci si riscontrano pesanti conseguenze nei porti e terminal commerciali che stanno perdendo dal 20 al 40% rispetto al 2019; unica eccezione Gioia Tauro (con prevalenza però di attività di transhipment). “Il ritorno a regime sarà molto lento; tutti gli analisti prevedono che gli effetti negativi si dispiegheranno ancora a lungo nel traffico merci, anche con riguardo a quello container, sino al 2021. Tali effetti hanno un impatto diretto sulle aziende terminalistiche diversamente da quanto avviene per le shipping line che possono riequilibrare attraverso economie di scala (blank sailings in combinato con i noli marittimi)”.
Per Assiterminal la sospensione temporanea e per un breve periodo del pagamento dei canoni concessori risulta del tutto insufficiente e inidonea a tutelare i diritti e la tenuta delle aziende portuali interessate. “Quanto sta avvenendo, imputabile solo a fattori esogeni, impone quantomeno una significativa riduzione di canoni a carico delle imprese”, ha affermato l’associazione, che ha aggiunto: “Le disposizioni afferenti detta materia, come attualmente inserite nell’ art 199 del DL n. 34/2020 non sono sufficienti né adeguate nel testo e nella sostanza, soprattutto laddove al comma 8 si prevede il limite complessivo di 10 milioni per far fronte alla riduzione dei canoni riguardante tutti i terminal operator e le imprese portuali interessate”.
L’associazione ha chiesto alcune modifiche alle disposizioni inserite nell’articolo 199 del Decreto Rilancio: “Occorre stabilire per la misura di cui alla lettera a, c.1 dello stesso articolo, un congruo stanziamento non inferiore ad 80 milioni di euro per il 2020 utilizzando pure gli avanzi di amministrazione delle Adsp; occorre prevedere la possibilità di un pagamento rateizzato sino al 2021 compreso, dei canoni residui determinati al netto delle riduzioni; in coerenza con la normativa euro-unitaria e interna è necessario che ciascuna Adsp verifichi, in contraddittorio con il concessionario, l’equilibrio economico e finanziario sotteso a ciascuna concessione, l’incidenza prospettica dell’evento di forza maggiore, le misure di riequilibrio in riduzione dei canoni anche attraverso un congruo prolungamento della concessione, non inferiore almeno a 24 mesi, ovvero di altre condizioni economicamente rilevanti”.
Nicola Capuzzo