Nonostante non ci siano prove che l'incendio avvenuto lo scorso marzo a bordo della portacontainer Maersk Honam sia stato causato da merci pericolose e che, secondo la la compagnia, tutti i container siano stati accettati e stivati seguendo le norme dell'International Maritime Dangerous Goods, Maersk dopo quell'incidente ha rivisto le norme sull'imbarco delle merci pericolose, in collaborazione con l' American Bureau of Shipping. La compagnia danese ritiene che debbano essere riviste le norme sullo stivaggio delle merci pericolose per proteggere meglio l'equipaggio, il carico, l'ambiente e le nevi stesse, ha dichiarato Ole Graa Jakobsen, responsabile della parte tecnologica delle flotta Maersk.
La compagnia si è già mossa in modo autonomo. Per prima cosa, ha individuato sei diverse aree nella stiva, classificandole secondo il rischio causato dalle merci pericolose, poi ha disposto che i container caricati con prodotti soggetti all'International Maritime Dangerous Goods non devono più essere caricati vicino alle due zone ritenute di minore tolleranza al rischio, ossia gli alloggi dell'equipaggio e i motori. In linea generale, sono ritenute poco adatte alle merci pericolose le zone sottocoperta e al centro della nave, mentre quelle più adatte sono i ponti di prua e poppa. Per ognuna delle sei zone, Maersk ha definito quali numeri Onu possono accogliere.
La compagnia danese ha illustrato queste considerazioni anche all'IMO, con il fine di cambiare la normativa sulle merci pericolose, chiedendo la collaborazione delle altre compagnie marittime per definirle, perché gli incendi sulle portacontainer sono un problema per l'intero settore dello shipping.
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