La missione Eu Navfor Somalia Operazione Atalanta è iniziata nel 2008, quando gli assalti dei pirati somali erano diventati un serio ostacolo alla navigazione commerciale che dall'Asia era diretta verso il Canale di Suez. Da allora, una flotta di navi militari di diversi Paesi incrocia nel Mar Rosso, nel Golfo di Aden e nell'Oceano Indiano per prevenire gli abbordaggi dei pirati e per scortare i mercantili del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP), che consegna aiuti in Somalia. In questi otto anni, la missione ha conseguito risultati positivi, al punto che oggi l'osservatorio sulla pirateria dell'International Maritime Bureau ritiene che il fenomeno ha toccato il punto più basso dal 1995.
Nella prima metà del 2016, IMB ha rilevato 98 assalti di pirati in tutto il mondo, contro i 134 dello stesso periodo dell'anno precedente e la media di 445 assalti tra il 2010 e il 2013, quando la pirateria ha raggiunto la massima espansione. Ma l'organismo internazionale invita a non abbassare la guardia, mantenendo la deterrenza in Somalia e focalizzando l'attenzione in altre aree dove il fenomeno cresce, come l'Indonesia e la Nigeria, che ora è l'area più pericolosa. Infatti, dei 44 sequestri di marittimi avvenuti nel primo semestre, 24 sono avvenuti in Nigeria, contro i dieci dello scorso anno.
Se fino a poco tempo fa nel Golfo di Guinea i pirati assalivano le petroliere per rubarne il carico, ora si comportano come i colleghi somali, ossia sequestrano l'equipaggio per chiedere un riscatto. E si allarga il loro raggio operativo, che arriva fino a 120 miglia nautiche. Cresce pure il livello di violenza, con l'uso delle armi durante gli assalti. IMB ritiene che il conto dei casi avvenuti nel Golfo di Guinea sia inferiore alla realtà, perché gli armatori non denunciano tutti gli abbordaggi.
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