“Moby Spa ha depositato ieri sera, entro il termine fissato dal Tribunale di Milano, domanda in continuità”. Lo ha reso noto il gruppo controllato dalla famiglia Onorato spiegando che “il piano assicura le migliori condizioni per il rilancio dell’impresa, il mantenimento dei servizi ai clienti, la salvaguardia dei livelli occupazionali diretti e dell’indotto per un totale di oltre seimila lavoratori in un settore, quello marittimo, tra i più colpiti dalla crisi Covid-19”.
La nota di Moby aggiunge che “il piano, pur prevedendo la vendita di alcuni asset, si basa sulla continuità aziendale, sul mantenimento dei posti di lavoro e delle rotte in essere, anche in considerazione dei positivi risultati registrati nell’ultimo anno e del previsto arrivo di due nuovi traghetti ro-pax in costruzione con la capacità di 2500 passeggeri e di 3750 metri lineari di merci ciascuno”. Il riferimento è ai due nuovi traghetti che Fratelli Onorato Armatori ha ordinato al cantiere cinese Guangzhou Shipyard International e sono in previsti in consegna a partire dal prossimo anno.
Per quanto riguarda Cin Spa (Tirrenia), il gruppo “conferma l’intenzione di presentare un piano di ristrutturazione ai sensi dell’articolo 182bis L.F. anche alla luce degli accordi già sottoscritti con circa il 95% dei fornitori (che non equivale al 95% dell’esposizione debitoria, ndr) e grazie alla partnership con l’investitore Europa Investimenti/Arrow”. Il gruppo specifica che il deposito dell’istanza di omologa per Cin “è rinviato di alcuni giorni per concludere le trattative con Tirrenia in Amministrazione Straordinaria”.
Poche ore prima il Gruppo Grimaldi di Napoli era invece intervenuto per contestare la richiesta di supporto al ministero dello Sviluppo Economico (ripresa poi dai sindacati confederali) giunta da Tirrenia Cin. A seguito di un’altra nota diramata dai rappresentanti dei lavoratori che rivela un ricorso al Tar (proprio di Grimaldi) per la presenza della clausola sociale nelle nuove gare per i contributi destinati alla continuità territoriale marittima, il gruppo napoletano specifica di non essere “assolutamente contrario all’introduzione della clausola sociale e, anzi, propone di salvaguardare in modo serio e durevole l’occupazione del personale Tirrenia-Cin senza che la protezione sociale sia strumentalizzata per impedire l’apertura dei mercati, a tutela dei consumatori e dei territori, come segue: risolvere il contratto con Tirrenia-Cin per inadempienza, ormai acclarata da tempo, come fatto a suo tempo per la società Siremar, come peraltro già comunicato alle competenti Autorità; mettere le navi della Tirrenia-Cin all’asta e così garantire, attraverso l’introduzione della clausola sociale, come previsto dalle norme nazionali ed europee, l’occupazione del personale relativo a tali navi”.
Nicola Capuzzo