Mentre il trasporto marittimo di container tra Cina ed Europa si avvicina ai 13mila dollari per un 40 piedi, gli operatori dell’intera filiera logistica si chiedono quando finirà questa costante crescita. Ovviamente nessuno ha una risposta certa e bisogna accontentarsi delle previsioni degli analisti, come quelle diffuse da Upply. Dopo avere considerato che la situazione è sfuggita di mano, a causa della carenza di stiva delle portacontainer e dell’aumento della domanda di beni proveniente dall’Europa, il rapporto ritiene che un sostanziale cambiamento nel secondo semestre è improbabile, col rischio di reazioni incontrollabili anche per i vettori marittimi.
Secondo gli analisti di Upply, dovrebbero essere le stesse compagnie marittime a raffreddare la situazione, attuando un “atterraggio morbido” dei noli. Potrebbero farlo mantenendoli comunque alti (a cinque cifre), ma evitando ulteriori impennate. Ciò converrebbe anche al Governo cinese, che ha interesse a tenere sotto controllo il costo del trasporto, nonostante abbia interessi diretti nella navigazione tramite compagnie statali (come il colosso Cosco).
Un’altra variabile viene dall’Occidente, dove gli spedizionieri stanno assediando alcuni privilegi degli armatori. Uno è già in vigore e riguarda la parziale esenzione dalle norme antitrust comunitarie tramite la Consortia Block Exemption Regulation, l’altro potrebbe comparire con la Global Minimum Tax. Entrambe sono contrastate dalle associazioni nazionali e internazionali degli spedizionieri e di altri operatori, come Clecat, Esc e Feport. Se i noli cominceranno a diventare rilevanti per una spinta inflattiva, non è escluso che le istituzioni comunitarie prendano qualche provvedimento. Intanto però, l’estate resterà calda.