Ieri sono tornati a lavorare i terminal container dei 29 porti della costa occidentale degli Stati Uniti che sono rimasti chiusi sabato, domenica e lunedì scorsi (giorni festivi negli Usa) perché le società terminaliste ritengono eccessivo il pagamento degli straordinari ai lavoratori portuali. La PMA ha in corso una dura vertenza con il sindacato International Longshore and Warehouse Union, che sta causando forti disagi negli scali del Pacifico, che in concreto causano lunghe attese alle navi che importano merci dall'Asia.
Basti pensare che per ben sei giorni degli ultimi dieci i porti della costa occidentale sono stati chiusi. E gli armatori stanno reagendo: Maersk Lines ha cancellato completamente alcune toccate, China Ocean Shipping scalerà in un solo porto e CMA CGM ha cambiato la rotazione. Ma i disagi stanno colpendo l'intera filiera logistica: gli autotrasportatori sono quasi fermi, mentre gli spedizionieri pagano centinaia di dollari al giorno per container stoccati in banchina. E ovviamente ne risente anche la catena distributiva, che non riesce più a gestire gli approvvigionamenti e le scorte, e l'industria, che non riceve componenti. Chi ha la possibilità economica di farlo, sta utilizzando l'aereo al posto della nave, con un notevole aumento dei costi.
Il danno economico di questa vertenza sta raggiungendo cifre enormi: L'Agriculture Transportation Coalition stima che si sono perse esportazioni per 1,75 miliardi di dollari al mese, l'associazione dei produttori di carne North American Meat Institute registra perdite per 85 milioni la settimana, mentre la società di consulenza Kurt Salmon valuta che il comparto retail abbia già perso dall'inizio dell'anno 3,8 miliardi di dollari. La Macquarie Research ritiene che l'intasamento dei porti abbia causato un aumento dei costi di spedizione delle merci dalla Cina alla costa occidentale degli Stati uniti del 25% negli ultimi dodici mesi.
Per superare lo stallo nelle trattative tra il sindacato e l'associazione dei terminalisti si è mosso direttamente direttamente il presidente Barak Obama, che ha annunciato l'invio del Segretario al Lavoro, Thomas Perez, per cercare un compromesso. Oggi, Perez dovrebbe iniziare le consultazioni con le parti.
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