Vincenzo Onorato, patron del Gruppo Moby, dopo qualche settimana di silenzio è tornato a parlare con un post sulla sua pagina Facebook, diffuso all’inizio di febbraio 2020. Replicando a un articolo del Corriere della Sera, l’armatore napoletano rivela che le due più moderne navi di Fratelli Onorato Armatori potrebbero essere conferite in futuro alla compagnia di navigazione attualmente in difficoltà. Onorato spiega anche la sua posizione sulla situazione finanziaria della Balena Blu, precisando che fino al 10 settembre 2019 Moby stava “performando il piano industriale voluto e approvato dal security agent delle banche, Unicredit, senza alcun problema. Il 10 settembre alcuni bondholders, che hanno acquistato il bond molto dopo la sua emissione e a un prezzo depresso, hanno presentato un’istanza di fallimento prospettico alla scadenza del suddetto bond, nel 2023, paventando una difficoltà di rimborso a quell’epoca”. Questa richiesta, come noto, è stata respinta dal Tribunale ma ciò, tuttavia, avrebbe “innescato una reazione a catena in cui si identificano precise responsabilità” secondo Onorato.
L’armatore ammette per la prima volta (anche se era stato anticipato dalla stampa) che i soldi derivanti dallo scambio di navi, poi saltato, con la compagnia danese DfdS sarebbero serviti a “rimborsare anticipatamente le banche finanziatrici in pool, che sarebbero rimaste esposte per soli 34 milioni di euro sui finanziamenti navali. In ottemperanza a questo piano abbiamo provveduto a negoziare la vendita di due navi il cui ricavato, 75 milioni di euro, sarebbe andato, per ben 66 milioni di euro, a rimborso anticipato delle banche”.
Onorato affronta anche le questioni legate alle navi noleggiate a scafo nudo dalla società dei figli Achille e Alessandro, la Fratelli Onorato Armatori, spiegando che: “Il noleggio delle due navi attraverso la società Fratelli Onorato, noleggio che tra l’altro ha prodotto valore in Moby in termini di risultato, aveva come ratio evitare di portare altro debito in Moby finché non fosse stato effettuato un deleverage finanziario importante, ciò che stavamo per fare. Per inciso, abbiamo già notificato alle banche la nostra pronta disponibilità a reinserire queste unità nel perimetro Moby”. Anche questo era un dettaglio finora sconosciuto delle strategie di Onorato per il futuro.
Il post dell’armatore si conclude dicendo che “il gruppo che fa capo ad Onorato Armatori, malgrado quest’attacco che è stato estremamente costoso per noi, chiuderà i risultati di gruppo del 2019 in utile, con risultati migliorativi del doppio rispetto all’anno precedente. Ricordo infine che gli asset di Onorato Armatori, a mia stima, superano il valore di 1 miliardo e 200 milioni di euro. Quello che abbiamo e stiamo subendo è un attacco ‘chimico’, strumentale, che porterebbe ad alcuni finanziatori, che hanno investito qualche decina di milioni di euro, una resa dieci volte superiore al capitale investito e ai nostri competitor commerciali un mercato da spartire. È un tentativo, non banale, di uccidere un’azienda sana, non moribonda come si vuol far credere”.
Nicola Capuzzo