Le Nuove Autorità di Sistema Portuale sono quindici e sostituiscono le attuali ventiquattro Autorità Portuali per la gestione di 54 porti ritenuti di "rilevanza nazionale". Le loro sedi saranno a Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli, Palermo, Catania, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste. Una nota del ministero dei Trasporti precisa che avranno "un ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area. Avranno anche funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni pubbliche".
Rispetto alle attuali Autorità Portuali - governate dal Comitato Portuale dove sono rappresentati enti, istituzioni, operatori e lavoratori - le Autorità di Sistema Portuale saranno governate da un Comitato di gestione formato da cinque membri, compreso il presidente, affiancato da un segretario generale e da un Collegio di revisori di conti. In questo modo, si passerà dagli attuali 336 componenti di tutti i Comitati Portuali e circa 70 membri.
Il presidente del Comitato di Gestione è nominato dal ministro dei Trasporti, d'intesa con il presidente o i presidenti delle Regioni interessate. Secondo quanto afferma il ministero, il presidente "deve avere comprovata esperienza e qualificazione professionale e ha ampi poteri decisionali". Gli altri componenti sono scelti dalla Regione (o dalle Regioni) dei porti coperti dalla APS, dal sindaco dei ciascuna delle città metropolitane presenti nel sistema portuale, dal sindaco delle città ex Autorità Portuale, se presenti nel sistema portuale, e un rappresentante dell'Autorità marittima. Quest'ultimo voterà solo sulle questioni di sua competenza.
Come si vede, il governo dei porti rientra esclusivamente nella sfera dei politici, mentre imprese e lavoratori restano completamente esclusi dalle decisioni. A loro viene concesso un Tavolo di Partenariato della Risorsa Mare, che avrà solo funzioni consultive. Un fattore di condizionamento (occulto) potrà venire da quelle rappresentanze che hanno un peso a livello locale (Regioni e Comuni) o al ministero dei Trasporti e che potranno quindi influenzare la nomina del presidente o dei componenti del Comitato di Gestione.
Un altro organismo, facoltativo, introdotto dal decreto è l'Ufficio territoriale di scalo, che sarà insediato nella sede dell'Autorità di Sistema Portuale e avrà compiti "istruttori e di proposta su materie locali e con altri compiti amministrativi, di vigilanza e decisionali propri". I sistemi portuali dovranno avere anche uno Sportello Unico Doganale e dei Controlli, coordinato dall'Agenzia delle Dogane, e uno Sportello Amministrativo Unico, che sarà l'interfaccia per tutti i procedimenti amministrativi e autorizzativi che non riguardano le attività commerciali e industriali.
L'ultimo tassello della riforma portuale è il Tavolo nazionale di coordinamento delle Autorità di Sistema Portuale, che sarà instituiro al ministero dei Trasporti con lo scopo di "garantire la coerenza con la strategia nazionale".
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