Se è vero che la ricetta per uscire dalla crisi è fatta di maggiori demolizioni navali e minori investimenti in nuove navi, lo shipping sembra essere sulla strada giusta per tornare a vedere un ribilanciamento fra domanda e offerta di trasporto marittimo. Nel primo semestre dell'anno in corso si sta infatti assistendo a un ricorso sempre più frequente alla dismissione di navi (soprattutto bulk carrier e portacontainer) a fronte di nuovi ordini ridotti all'osso.
Il trend delle demolizioni navali è spiegato dai numeri sui primi sei mesi del 2016 raccolti dalla società di brokeraggio navale Intermodal secondo la quale, fra gennaio e giugno scorsi, sono state mandate in demolizione in totale 585 unità, con una capacità di stiva pari a 29,8 milioni di tonnellate di portata. Di queste circa l'80% sono unità dry bulk, il 13% sono portacontainer e appena il 4% navi cisterna.
Analizzando il dry bulk, sono state 373 le navi portarinfuse dismesse nei primi sei mesi di quest'anno, per una capacità di stiva complessiva pari 23,8 milioni di tonnellate di portata. L'età media di queste portarinfuse secche tolte dal mercato e destinate allo smantellamento è scesa di tre anni, passando dai 26,5 anni del 2015 ai 23,5 dell'esercizio in corso, mentre nel 2014 era 29 anni.
Sempre Intermodal fa notare che per quanto concerne invece le unità portacontainer, il ritmo delle dismissioni è addirittura triplicato rispetto allo stesso semestre dell'anno passato: fra gennaio e giugno appena trascorsi sono state 79 le navi cellulari demolite, pari a una capacità di stiva di 265mila teu, mentre nell'arco di tutto il 2015 erano state 61 per una stiva sottratta dal mercato di 136mila teu. Tirando le somme, la società greca di brokeraggio navale si lancia a prevedere che, se il contesto e le condizioni di mercato dovessero rimanere stabili anche nella seconda parte dell'anno, il 2016 potrebbe chiudersi con un numero di navi avviate a demolizione compreso fra 850 e 900 unità, mentre il tonnellaggio dismesso sarà fra 42 e 47 milioni di tpl.
Contestualmente, crollano gli investimenti in nuove costruzioni come spiegato dalla fotografia del mercato scattata da Clarkson Research. Nel primo semestre del 2016 sono state commissionate 224 nuove navi per una capacità complessiva aggregata pari a 17,7 milioni di tonnellate di portata lorda, con un calo del 68% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Analizzando il fenomeno più nel dettaglio, emerge che resta sostanzialmente stabile il numero di contratti per nuove bulk carrier, 34 unità per 12,3 milioni di tonnellate, mentre le commesse per navi cisterna crollano drasticamente: su 51 mezzi ordinati, 21 avevano capacità inferiore ai 10mila tonnellate di portata (-12% su base annua) e 30 capacità superiore ai 10mila tonnellate (-88% in termini di portata rispetto al primo semestre 2015).
Scenario diametralmente opposto invece per navi da crociera e traghetti: con 15 e 23 navi ordinate rispettivamente, i due segmenti segnano un +64% e un ancor più consistente +201% rispetto lalo stesso periodo dell'anno passato. Cala, e di molto (-55%), il valore economico complessivo dei nuovi contratti, che secondo Clarkson nel primo semestre dell'anno si attesta a quota 19,1 miliardi di dollari, di cui 10 miliardi destinati a navi da crociera, 2,17 miliardi a unità dry bulk, 1,8 miliardi a navi tanker, solo 800 milioni di dollari investiti per mezzi offshore e 900 milioni per unità di altro genere (ro-ro, multipurpose e altro).
Nicola Capuzzo
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