Quali e quanti sono gli effetti del gigantismo navale in termini di sicurezza e rischio collisioni nei porti italiani? A questa domanda ha provato a dare una risposta PortCrash, l'analisi di mercato pubblicata in un apposito portale web secondo il quale sono stati 470 in cinque anni gli urti di navi contro le banchine dei porti italiani o, in parte marginale, di navi battenti bandiera italiana nei porti esteri dal 2011 al primo trimestre del 2016. Meno di 100 incidenti (anche di lieve entità) in tutti i porti nazionali ogni anno. La causa principale è chiaramente la progressiva crescita dimensionale delle unità galleggianti a fronte di porti che rimangono sempre uguali, se non addirittura inferiori considerando che spesso gli specchi acquei vengono tombati.
Secondo l'Annual Overview of Marine Casualties and Incidents 2015 dell'European Maritime Safety Agency, nel quinquennio 2011-2014 il 42% degli incidenti che hanno visto coinvolte navi mercantili, traghetti, petroliere, bulk e passeggeri è avvenuto in acque ristrette e specie in quelle portuali. Un altro recente rapporto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sui sinistri marittimi nelle acque territoriali e nei porti italiani registra inoltre una forte e costante crescita degli urti contro oggetti fissi (in particolare banchine) e un andamento sostanzialmente stazionario delle collisioni, ovvero degli urti fra navi.
L'aggiornamento infrastrutturale degli scali marittimi italiani è stato il principale tema di dibattito in occasione della presentazione di questo studio che si è conclusa con un intervento di Luigi Merlo, attuale consigliere del Ministro dei trasporti e delle infrastrutture. L'ex presidente dell'Autorità portuale genovese, mandata in archivio anche la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto di riordino della legislazione portuale con conseguente entrata in vigore della nuova normativa a partire da metà settembre, giura che il Governo va di fretta: "Il Ministero sta correndo sulla stesura dei decreti attuativi, in particolare quello per l'istituzione del Tavolo di partenariato della risorsa mare e quello per l'adozione di misure di snellimento e semplificazione delle procedure amministrative per l'adozione dei Piani Regolatori Portuali».
Nel suo discorso conclusivo Merlo ha toccato altri due punti particolarmente importanti. Il primo riguarda le indicazioni che arrivano da Bruxelles in tema di investimenti pubblici in infrastrutture: "L'Unione Europea ci sta dicendo quali interventi sono compatibili e quali no con le norme sugli Aiuti di Stato. In futuro il pubblico potrà finanziare interventi che non hanno una redditività (dighe, dragaggi, manutenzioni, basamenti di banchine), mentre le nuove opere e i nuovi terminal dovranno avere la stragrande maggioranza di intervento privato. La contribuzione pubblica sarà molto limitata".
Altro aspetto delicato saranno le elevate competenze richieste dal nuovo Codice degli appalti in tema di qualità della progettazione di opere pubbliche: "Sarà fondamentale che ci sia una capacità di progettazione esecutiva delle opere all'interno delle Autorità di Sistema Portuale e non tutte, o per meglio dire un'ampia maggioranza delle Autorità, non hanno oggi l'organizzazione capace di effettuare una progettazione esecutiva di dettaglio puntuale e precisa".
A margine dell'evento genovese, sempre il consigliere del ministro Graziano Delrio ha detto che la tanto attesa e temuta project review delle nuove opere infrastrutturali italiane, vale a dire la selezione dei nuovi progetti d'investimento meritevoli di approvazione da Roma, si farà attendere ancora un po'. "Se ne sta occupando la Struttura tecnica di missione del Ministero e rientrerà anche nel lavoro che sarà affidato al Tavolo nazionale di coordinamento delle Autorità di Sistema Portuale" ha detto Merlo, precisando che "le risultanze di questa analisi verranno rese noto nel 2017".
Nicola Capuzzo
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