I lavoratori del terminal container di Cagliari non si arrendono alla decisione della società terminalista Porto Industriale Cagliari, controllata da Contship Italia, di licenziare tutti i dipendenti, dopo che Hapag-Lloyd ha escluso lo scalo sardo dai servizi container. La chiusura annunciata è il 31 agosto 2019 e a poco più di un mese da tale data i lavoratori hanno diffuso una lettera aperta che risponde alle motivazioni di Contship sulla chiusura del terminal. "Leggiamo che la causa della crisi è da ricercarsi nel mercato e nei suoi cambiamenti, nelle alleanze tra clienti, ma soprattutto nell'inadeguatezza di Cagliari. Si parla infatti di spazi limitati e mancanza di moderne infrastrutture ferroviarie e stradali", esordiscono i lavoratori. "Tangeri, nostro attuale concorrente nonché porto nel quale Contship ha investito enormi quantità di denaro negli ultimi dieci anni, è circondato da montagne e dal mare, si tratta a tutti gli effetti di un porto creato dal nulla, rubando terreno al mare e alle spiagge. Un porto nel quale si movimentano migliaia di container ogni giorno, centinaia di navi al mese e che evidentemente non ha altri spazi disponibili per un'eventuale espansione".
La lettera prosegue parlando di Malta, "un'isola come la Sardegna, nella quale vivono la metà degli abitanti residenti in Sardegna e dove ovviamente non è possibile avere collegamenti terrestri con un mercato di grandi dimensioni come quello nordeuropeo. Eppure a Malta si muovono oltre tre milioni di container all'anno! Come è possibile? Semplicemente si tratta di container in transhipment, ossia merci che vengono scaricate da una nave e imbarcate su un'altra, lo stesso tipo di attività svolta principalmente a Cagliari. Però le notizie dicono che il transhipment è morto e che quindi a Cagliari non e possibile continuare a lavorare, qualcosa non torna".
Secondo i dipendenti del Cict, la causa della crisi di Cagliari dipende dalla scelta "di spostare i propri interessi altrove: soprattutto Tangeri ma anche, recentemente, l'isola di Cipro. In questi ultimi due anni l'azienda ha semplicemente tenuto Cagliari in uno stato di semi-attività esclusivamente per evitare che il subentro di un altro eventuale operatore concorrente potesse creare difficoltà allo sviluppo di Tangeri, e allo stesso tempo ha impiegato parte del personale di Cict per formare i colleghi marocchini". I lavoratori citano anche gli amministratori locali e nazionali, che non hanno mantenuto "anni di promesse", causando "enormi ritardi nello sviluppo di un porto rimasto sempre lo stesso negli ultimi quindici anni".
La lettera si conclude con tre richieste: attivare la cassa integrazione per i lavoratori del Cict; creare incentivi tramite una Zona Economica Speciale e la riduzione sostanziale dei costi portuali per un minimo di cinque anni; cessione a costo zero della partecipazione di Contship a un nuovo operatore che intende insediarsi nel terminal container.
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