Dopo il porto di Felixstowe, che è la principale porta dei container marittimi della Gran Bretagna, anche quello di Liverpool entrerà in sciopero. I 560 lavoratori dello scalo si fermeranno lunedì 19 settembre 2022 e sciopereranno fino a lunedì 3 ottobre, con lo stesso obiettivo dei colleghi di Felixstowe: aumentare le retribuzioni per affrontare l’impennata dell’inflazione, che in Gran Bretagna ha superato la soglia del 12%. Le imprese offrono un aumento del 7%, ritenuto però insufficiente dal sindacato Unite, che ha proclamato lo sciopero. La sigla afferma che Peel Ports, che gestisce due terminal container a Liverpool, ha ottenuto nel 2021 utili per trenta milioni di sterline, quindi può affrontare un aumento retributivo maggiore. A sua volta, la società afferma che la sua offerta è superiore alla media nazionale e che il traffico container sta riducendosi.
Una prima stima sulle conseguenze economiche dello sciopero a Felixstowe fatta da Mds Transmodal mostra che la settima a di fermo di agosto è costata circa 4,7 miliardi di dollari, mentre secondo Project44 le conseguenze non riguardano solo la Gran Bretagna ma anche il resto dell’Europa, perché aumenteranno le partenze in bianco delle portacontainer, con intasamenti a catena sulla filiera logistica. Le compagnie dirottano le navi dai porti britannici a quelli continentali, aumentando la congestione e le attese soprattutto a Rotterdam, Amburgo e Bremerhaven. Secondo Crane Worldwide Logistics serviranno due mesi per eliminare questa congestione.
Ma neppure questo tempo potrebbe bastare, perché non solo bisognerà smaltire le conseguenze dello sciopero di Liverpool, ma i sindacati britannici hanno già annunciato che se le imprese portuali non accoglieranno le loro richieste gli scioperi potranno continuare nei prossimi mesi, almeno sino alla fine dell’anno. E le proteste non riguardano solo i porti e i due principali sindacati britannici, Unite e Unison, stanno coordinando le loro azioni per il prossimo autunno, sempre per aumentare le retribuzioni. Progettano di sincronizzare gli scioperi, compresi quelli nei trasporti. Sono già in agitazione i ferrovieri e i dipendenti della società postale pubblica Royal Mail e, nei servizi pubblici, i lavoratori del trasporto persone e della raccolta di rifiuti.