Il 26 agosto 2022 i sindacati confederali Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno annunciato di avere ricevuto dalle assemblee dei lavoratori del porto di Livorno il mandato per proclamare dieci giorni di sciopero, a partire dal 12 settembre, nell’ambito di una vertenza sulla sicurezza, sulla salute e sulle retribuzioni. Per quanto riguarda la sicurezza, le tre sigle scrivono che “abbiamo avuto conferma del mancato impiego dei segnalatori, dell'utilizzo compulsivo dello straordinario e interferenze tra sbarco passeggeri ed imbarco e sbarco dei rotabili”.
Nell’ambito della salute, i lavoratori segnalano “condizioni di clima nei garage dei traghetti ro-ro, tali da sospendere le attività. Criticità risolte parzialmente con soluzioni spesso artigianali, ma che non attenuano adeguatamente l'esposizione alle polveri sottili dei portuali".
La questione salariale comprende sia problemi d’inquadramento, sia la richiesta di aumenti. Nel primo caso, le sigle spiegano che “è diffusa con sistematicità la pratica del sotto-inquadramento in relazione alle mansioni prevalenti svolte, con il risultato di un'ulteriore compressione salariale. Nello specifico, in alcune realtà, emerge un'alta rotazione del personale in ingresso con contratti a termine che, spirati i termini, vengono sostituiti con altri lavoratori a tempo determinato”.
I sindacati chiedono un aumento delle retribuzioni di base del dieci percento, ma anche “ricognizione ed adeguamento dei livelli retributivi, verifica della rotazione dei contratti a tempo determinato e stabilizzazione dei lavoratori precari per mezzo di una campagna di assunzioni con contratti a tempo indeterminato e rendere operative le disposizioni sanzionatorie del Provvedimento 22 emanato dall'Autorità portuale".
Questo aumento è giustificato dal “contesto attuale”. Le tre sigle precisano che “le grandi concentrazioni armatoriali dominano l'economia del mare con imponenti trasferimenti di ricchezza ed è in atto una speculazione nel mercato delle fonti energetiche. Tutto questo, in rilievo plastico, denuncia il fallimento delle economie di mercato. I porti, in quanto beni pubblici e mercati regolati, non possono essere a disposizione dell'armatore di turno che si arricchisce senza lasciare niente al territorio. Il sistema portuale livornese, dopo un lento ed inesorabile processo di deindustrializzazione, resta l'unico plesso industriale in grado di produrre e redistribuire ricchezza".