Anche quest'anno la lobby internazionale NGO Shipbreaking Platform, la cui missione è quella di contrastare la tendenza a smaltire navi vecchie in cantieri sub-standard, ha stilato l'elenco degli armatori che hanno spedito le proprie unità sulle spiagge di India, Bangladesh e Pakistan. Nel 2014, secondo NGO, delle 1026 navi oceaniche avviate alla demolizione, 641 sono state cedute a strutture asiatiche che non rispettano gli standard ambientali e umani minimi del lavoro. Nel 2013 le navi messe nel mirino erano state 645, su un totale di 1.213.
Tra queste, come già l'anno scorso, figurano anche diversi nomi italiani con in cima alla lista la MSC di Gianluigi e Diego Aponte, che nel 2014 ha ceduto per demolizione sette navi portacontainer (MSC Ayala, MSC Hina, MSC Jade, MSC Elena, MSC Clementina, MSC Jenny e MSC Corinna) destinate ad Alang, in India. NGO sottolinea il fatto che tra i maggiori global carrier mondiali, il Gruppo MSC è tra quelli che ad oggi non ha elaborato una politica green di smaltimento delle proprie navi per evitare incidenti, come, ad esempio, l'incendio a bordo della MSC Jessica che nel 2009, durante le fasi di demolizione, costò la vita a sei persone. Al contrario, aziende come Maersk e Hapag Lloyd per precisa policy aziendale mandano le proprie navi 'a morire' solo in cantieri moderni.
Nella lista delle compagnie italiane segnalate da NGO Shipbreaking Platform figurano anche il Gruppo Grimaldi per la cessione delle navi Eurocargo Africa e Repubblica di Roma rispettivamente in India e in Turchia, la Ignazio Messina & C. che ha demolito cinque unità (Marrone, Jolly Bianco, Rosso, One e Verd) in India e in Bangladesh e l'impresa di costruzioni Mantovani che ha scelto le spiagge di Alang (Turchia) per smaltire la general cargo Slavutich 13, così come ha fatto anche la International Global Invest Srl per la nave passeggeri Favola A Venezia.
Le ultime due società italiane che figurano nell'elenco sono Premuda, per la dismissione della petroliera Four Island in Bangladesh, e la Vittorio Bogazzi e Figli per la nave ro-ro Skodsborg di Nordana. L'elenco di NGO non risparmia la maltese ABY Group Holding (partecipata da Augustea) per la demolizione di tre navi acquistate dal fallimento di Deiulemar: vale a dire la ABYO One, la ABYO Two e la ABYO Three mandate rispettivamente in Bangladesh, Pakistan e India.
Patrizia Heidegger, executive director di NGO Shipbreaking Platform, ha commentato questo report dicendo: "È tempo per i leader dello shipping internazionale di impegnarsi per una smaltimento pulito e sicuro delle navi. Ogni singolo armatore può fare la sua parte: invece che affidarsi a intermediari (cash buyer, ndr) e perdere di vista le sorti della proprie navi, potrebbero negoziare direttamente con i cantieri di demolizione che garantiscono standard elevati in termini di condizioni di lavoro e sicurezza dei lavoratori. Le scelte adottate da Teekay e Hapag Lloyd di adottare politiche di smaltimento delle navi secondo elevati standard dimostra che gli armatori possono scegliere una strada diversa". A costo, ovviamente, di metterci un po' di soldi.
Nonostante l'entrata in vigore dal 30 dicembre 2013 del Regolamento europeo in tema di riciclaggio delle navi, che di fatto anticipa quanto previsto dalla Convenzione internazionale di Hong Kong concepita dall'IMO e adottata nel 2009 (ma non ancora entrata in vigore), nel 2014 sono state 41 le navi battenti bandiere europee (italiana, maltese, inglese, greca e di Cipro) smantellate in cantieri sub-standard. Altre 15 unità avevano dismesso la bandiera europea poche settimane prima di effettuare il loro ultimo viaggio verso le coste asiatiche.
ELENCO DELLE 1026 NAVI SMANTELLATE NEL MONDO NEL 2014
ELENCO DELLE 182 NAVI EUROPEE ARENATE IN ASIA MERIDIONALE NEL 2014
Nicola Capuzzo
© TrasportoEuropa - Riproduzione riservata - Foto: NGO Shipbreaking Platform
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