Un’operazione di vasta portata ha colpito a metà marzo 2025 un’organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di stupefacenti, con al centro il porto di Catania. Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura Distrettuale della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito misure cautelari personali nei confronti di sei persone, ritenute responsabili di un’attività di narcotraffico su larga scala. Contestualmente, sono stati sequestrati beni per un valore di circa 7,7 milioni di euro.
L’indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania – Gruppo Operativo Antidroga del G.I.C.O., ha svelato un sofisticato sistema di importazione di cocaina dal Sud America via mare. L’organizzazione si avvaleva di tecniche avanzate per nascondere la droga all’interno di container utilizzati per il trasporto di frutta esotica. Una volta giunti al porto, i carichi venivano trasferiti presso la sede di una società di gestione dei servizi portuali nella zona industriale di Catania, dove la droga veniva estratta e consegnata ai destinatari, dietro pagamento di una percentuale compresa tra il 30% e il 40% del quantitativo importato.
L’indagine, condotta mediante intercettazioni, pedinamenti e analisi di dati bancari, svelato un sistema di traffico ben organizzato, nel quale spiccano le figure di un uomo precedentemente condannato per narcotraffico e di suo figlio, entrambi dipendenti della società operante all’interno del porto. Il primo, secondo le indagini, avrebbe avuto contatti diretti con esponenti di spicco del clan Pillera/Puntina, già condannati per reati di associazione mafiosa e traffico di droga.
Nonostante le precauzioni adottate dagli indagati per evitare i controlli, le operazioni di sorveglianza della Guardia di Finanza hanno documentato almeno tre episodi di importazione di cocaina per un totale di oltre 215 chilogrammi, oltre a un tentativo non riuscito di introdurre un ulteriore carico di 300 chili. Il metodo utilizzato prevedeva di nascondere la sostanza stupefacente in doppi fondi ricavati all’interno dei container, un modo operativo già rilevato in altri traffici illeciti di droga su scala internazionale.