I sindacati sono innanzitutto insoddisfatti delle linee guida sul Piano Strategico Nazionale dei porti e della logistica, presentato agli Stati generali del 9 febbraio 2015, anche perché il testo reso pubblico "non consente di conoscere nel dettaglio gli aspetti di merito che saranno alla base della proposta di legge annunciata dal ministro dei Trasporti". Secondo le sigle sindacali, più che una riforma, quella annunciata dal Governo è "un attacco al lavoro".
I sindacati contestano anche i contenuti del Decreto Concorrenza, che tra l'altro ha causato una "diatriba di competenza tra i ministeri dei Trasporti e dello Sviluppo Economico", da cui non emerge una "chiara volontà politica". A tale proposito, le sigle chiedono che sia mantenuto l'attuale sistema di regole "che garantisce stabilità e qualificazione del lavoro".
Nel suo intervento agli Stati Generali del 9 febbraio, il segretario generale della Filt Cgil Trasporto Marittimo e Porti, Nino Cortorillo, ribadisce che la Legge 84/94 sui porti è "sostanzialmente inadeguata" rispetto all'attuale scenario. Per attuare una riforma, il sindacalista chiede una "riscrittura adeguata" della legge. In merito alla procedura, Cortorillo contesta sia la decisione di escludere dal Comitato le organizzazioni sindacali, sia le linee guida presentate poco prima dei lavori, che hanno l'obiettivo "di avere un consenso generico più che una valutazione reale e di merito".
In concreto, la Filt Cgil propone un'estensione del ruolo e dei poteri delle Autorità Portuali, "Accentuando il loro ruolo e il loro potere di coordinamento di altri soggetti pubblici, di programmazione e pianificazione economica anche delle attività integrate collocate fuori dai porti, dotandole di maggiore autonomia finanziaria e quindi di capacità di investimento, aumentando le capacità manageriali proprie anche al fine di impedire che altri soggetti privati o politici possano determinare indirettamente le scelte".
Inoltre, il sindacato chiede di mantenere una "presenza plurale" nel Comitato Portuale, impedendo che "sia composto esclusivamente dagli operatori economici o da lobby economiche, con il rischio di agire in conflitto di interesse tra quello del porto ed il proprio". Inoltre, la Filt vuole "impedire che il porto divenga un far west ove possano operare imprese senza qualità, competenze e esperienza riconosciuta", ricordando che dal 1994 "nei porti di fatto non esiste conflitto".
Il sindacato chiede anche di regolare "la presenza di troppe cooperative che agiscono nelle aree retroportuali o nella logistica e che spesso agiscono in violazione del contratto, con cambio di appalto reiterati in violazione della legge ed ai soli fini di elusione fiscale e contributiva".
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