La rivolta degli spedizionieri a livello globale prende spunto dalle bizze del prezzo del petrolio. Le linee marittime di container, infatti, non stanno stornando i supplementi per il carburante in linea con il calo decrescente del prezzo del petrolio. “Alcuni vettori che avrebbero dovuto ridurre il prezzo del carburante non lo stanno facendo. Ovviamente questo, soprattutto nel secondo trimestre di quest’anno, ha avuto un impatto significativo sui risultati finanziari dei carrier. Purtroppo è molto difficile da spiegare ai nostri clienti”, spiega Lloyd Dominique von Orelli, responsabile del trasporto marittimo globale di DHL Global Forwarding.
Il problema sarà ben visibile proprio dopo luglio, visto che normalmente i livelli di correzione per il costo del carburante vengono adeguati ogni trimestre. “Quindi ora gli armatori dovrebbero abbassare questo sovrapprezzo, visto il crollo del barile, ma non lo stanno facendo. Almeno non tutti”, sottolinea von Orelli. Addirittura, sostiene Jordi Espin, rappresentante del Consiglio europeo degli spedizionieri, si è assistito a un fenomeno a dir poco singolare: mentre i costi del rifornimento delle navi diminuivano, le compagnie di navigazione non adeguavano le tariffe applicando i medesimi criteri di correzione del prezzo addebitato agli spedizionieri. “Le compagnie di navigazione stanno fissando i prezzi secondo i loro desideri, creando supplementi improvvisi e inaspettati” sostiene Espin.
Tutta la polemica nasce dal drastico calo del prezzo del greggio avvenuto in questo 2020. I caricatori si sono lamentati mesi fa che i criteri di correzione del costo del carburante erano troppo alti e che dovevano essere più rapidi nel riflettere l’andamento del prezzo del bunker.
Ma i problemi si stanno evidenziando adesso anche perché i vettori di solito trasferiscono il costo del carburante ai clienti tramite extra-costi. Von Orelli sostiene che ogni vettore sta adottando un approccio diverso per quanto concerne il prezzo del carburante, col risultato che alcuni clienti, in questo momento, ricevono un trattamento preferenziale. “Esistono diverse regole per diversi clienti, anche se i carrier, ovviamente, non lo ammetterebbero mai”, sottolinea.
In sostanza, mentre alcuni vettori stanno onorando gli accordi, altri si rifiutano di ridurre i Baf, i criteri di correzione del prezzo del carburante, in linea con i contratti precedentemente concordati. “Tutto ciò è incoerente, sia per noi che per i nostri clienti – aggiunge von Orelli – Riteniamo che ciò che stanno facendo i vettori sia difficile da spiegare a chiunque. E noi come Dhl Global Forwarding supporteremo le compagnie che aderiscono agli accordi e riflettono la realtà del mercato”.
“Le tariffe globali di trasporto stanno aumentando per una serie di fattori, soprattutto perché le compagnie di navigazione hanno capacità di stiva ridotte rispetto al passato e, di conseguenza, aumentano le tariffe”, spiega un portavoce della Haffa. Secondo Espin, sia le correzioni al prezzo dei carburanti che le tariffe di trasporto sono state mantenute a livelli artificialmente elevati dai vettori anche se gli standard di servizio sono in calo.
“Le compagnie di navigazione si stanno comportando come vogliono, senza curarsi delle richieste dei clienti – sottolinea il manager – È uno scenario strano: qualsiasi mercato o settore tende a riflettere le richieste dei clienti, mentre nel nostro caso questa domanda non viene gestita. Comprendiamo che il mercato sia difficile ma abbiamo bisogno di un dialogo tra clienti e spedizionieri. Purtroppo il settore non si sta comportando così. Ci sono tante sfide da affrontare, una per tutti il cambiamento climatico: se non ci parliamo come possiamo fare progressi?”.
Nicola Capuzzo