Alla domanda specifica se la struttura terminalistica dello scalo pugliese possa essere di loro interesse, il Senior Vice President del gruppo filippino ICTSI, Hans-Ole Madsen, ha risposto che stanno esaminando attentamente la questione: "Sappiamo che Evergreen e Hutchison hanno deciso di lasciare il TCT. Ci aspettiamo che l'Autorità Portuale esamini la situazione e decida come procedere, dopodiché, una volta che il quadro sarà chiarito, potremmo decidere se impegnarci o meno".
Tanto basta per riaccendere le speranze dei lavoratori (540 addetti) e della politica, sia locale che nazionale, sulla possibilità di trovare investitori interessati a subentrare nella gestione di questa importante infrastruttura portuale rimasta a secco di traffici container. Quella di ICTSI è, per il momento, l'unica manifestazione esplicita di un interesse almeno potenziale, rimanendo per ora a livello di pure indiscrezioni i nomi di MSC, di CMA CGM e di altri investitori arabi. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti, aveva parlato per Taranto anche di un possibile impegno di società a controllo pubblico (in primis FS Logistica), ma al momento non si registrano passi avanti nemmeno su questo fronte.
Per martedì 30 giugno, è attesa la revoca della concessione alla società Taranto Container Terminal con la riunione del comitato portuale di Taranto chiamato a esprimersi su questa azione da intraprendere per rimettere a gara il terminal. Nei giorni scorsi il presidente dell'Autorità portuale, Sergio Prete, si è incontrato a Roma con due dei tre commissari liquidatori (sono professionisti dello studio Pirola) cui la società Taranto Container Terminal ha assegnato l'incarico di gestire tutto ciò che attiene la liquidazione societaria.
Nicola Capuzzo
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