Dopo anni "in profondo rosso" (nei conti), il mercato del trasporto marittimo di container da questo esercizio dovrebbe tornare a guadagnare. Lo dicono gli analisi della società di ricerca Drewry, secondo i quali quest'anno i margini di guadagno sui noli marittimi per il trasporto container hanno toccato il 16%, una percentuale mai vista in anni recenti.
Parte del merito va sicuramente alla condizione sempre più oligopolistica di un mercato nel quale si sta assistendo a un susseguirsi di fusioni e acquisizioni. Nel giro di due anni, secondo Philip Damas, direttore della divisione Supply Chain Advisors di Drewry, il mercato è passato da venti a undici compagnie e chiaramente questa concentrazione ha aumentato il potere contrattuale dei vettori marittimi indebolendo invece quello degli spedizionieri o comunque dei caricatori.
Martin Dixon, esperto analista di Drewry, ha sottolineato infatti che "il campo di gioco è cambiato" e che "la possibilità che l'andamento dei noli marittimi subisca un'inversione di tendenza è reale. Noi prevediamo un aumento del 16% circa su base annua sulle principali rotte est-ovest e nord-sud". Non a caso gli stessi analisti di Drewry calcolano che nel 2017 i principali operatori del trasporto container via mare otterranno cumulativamente un risultato d'esercizio positivo pari cinque miliardi di dollari, mentre l'anno scorso la perdita aggregata dei global carrier era stata di 3,5 miliardi di dollari.
Ad aiutare ulteriormente le compagnie di navigazione hanno contribuito le demolizioni navali (elevate in numero nel 2016) e il posticipo di molte nuove costruzioni previste in consegna. Ad oggi il portafoglio ordini mondiale di nuove portacontainer è di oltre tre milioni di teu in termini di stiva e, delle unità in costruzione, 57 sono navi ultra-large da oltre 18mila teu. L'effetto a cascata imposto dal gigantismo navale prosegue dunque inesorabile e navi di portata compresa nella fascia 13.500-16.000 teu saranno troppo piccole per il grande trade Asia-Europa e verranno dirottate sulle linee transpacifiche e su quelle che collegano Asia e Mediterraneo.
Ma, come spesso accade, non appena il ciclo positivo dello shipping prende forma c'è chi inizia a pensare di ordinare nuove costruzioni avviando un processo che dopo un po' di anni si trasforma in eccesso di stiva. Secondo quanto rivela infatti Splash24/7, la compagnia di navigazione francese Cma Cgm sarebbe sul punto di siglare a breve un ordine con un cantiere asiatico (in shortlist sono rimasti Shanghai Waigaoqiao Shipbuilding e Hyundai Heavy Industries) per la costruzione di una nuova serie di navi portacontainer da 22mila teu. La firma è attesa entro un paio di settimane e le nuove unità avranno propulsione dual-fuel a Gnl.
Proprio grazie alla capacità di trasportare 22mila teu queste nuove costruzioni infrangeranno il precedente primato di navi portacontainer con maggiore portata che attualmente è detenuto dalla OOCL Hong Kong (21.413 Teu) consegnata dai cantieri appena pochi mesi fa. L'ultima commessa firmata da Cma Cgm risale invece al 2014 quando la compagnia transalpina aveva ordinato in Sud Corea sei nuove navi da 14mila teu, mentre nel 2015 aveva preso in consegna l'attuale ammiraglia della flotta da 18mila teu.
Nicola Capuzzo
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