Il 3 settembre 2020 la società terminalista turca Yilport Holding ha presentato (ma non pubblicamente) il piano industriale triennale per il nuovo San Cataldo Container Terminal, posto nel Molo Polisettoriale del porto di Taranto, che lo scorso anno ha ottenuto in concessione per 49 anni. Il terminal ha iniziato a operare il 12 luglio con un servizio feeder della Cma Cgm. La società non ha ufficialmente diffuso i numeri del piano industriale, ma i sindacati confederali e quello di base Usb hanno manifestato segnali negativi dopo averli visti, sostenendo che sono inferiori a quelli previsti qualche mese fa.
Lo scorso dicembre, infatti, apparvero sulla stampa locale delle slide che mostravano che tra il 2021 e il 2024 il terminal di Taranto avrebbe raggiunto una movimentazione annuale di 1,6 milioni di teu, che entro il 2036 sarebbe salita a 2,6 milioni di teu, per toccare i quattro milioni entro il 2045. Invece, secondo alcune indiscrezioni del Quotidiano di Taranto, nel 2021 il traffico sarebbe solo di 65mila teu, per salire a 115mila nel 2022, a 291mila nel 2023 e a 450mila nel 2024. Come si vede, sono numeri notevolmente inferiori a quelli annunciati in precedenza. Ovviamente minor traffico significa anche minore occupazione ed è questo l’aspetto che preoccupa i sindacati. Il piano industriale prevede 107 posti entro la fine di quest’anno (tra cui 68 assunzioni già avvenute), che salirebbero a 188 nel 2021, 276 nel 2022 e 335 nel 2023.
A fronte di questi numeri, che sarebbero stati ridimensionati dalla crisi economica conseguente alla pandemia di Covid-19, la delegazione sindacale formata da Filt Cgil Fit Cisl e Uiltrasporti ha interrotto la riunione del 4 settembre alla Confindustria, dichiarando che “le organizzazioni sindacali hanno preso atto di quanto dichiarato dal management Yilport presente in videoconferenza, che stride fortemente con la realtà che sta vivendo sul territorio e soprattutto nel terminal. Pertanto le organizzazioni sindacali stanno producendo una richiesta di incontro urgente al presidente Prete per una verifica congiunta della rispondenza, di quanto contenuto nel piano industriale presentato e di quanto dichiarato oggi, rispetto agli impegni assunti nell’atto concessionario”. L'Autorità portuale ha risposto convocando i vertici della società terminalista e i sindacati a una riunione il 18 settembre.