In un articolo pubblicato il 9 aprile 2025, l’agenzia Bloomberg scrive di avere raccolto testimonianze e documenti che mostrerebbero che Amazon ha annullato senza preavviso numerosi ordini di prodotti da lei ordinati Cina e in altri Paesi asiatici, tra cui Vietnam e Thailandia. La società non ha ancora commentato la notizia. Le fonti dell’agenzia spiegano che questa cancellazione servirebbe alla multinazionale del commercio elettronico per ridurre l’esposizione ai dazi. Infatti, in questi casi Amazon è l’importatore delle merci e quindi deve pagare lei i dazi.
Secondo Bloomberg, il danno di questa cancellazione ricade sui fornitori asiatici. Uno di loro ha riferito all’agenzia che Amazon non ha parlato nella comunicazione di annullamento di dazi, ma ha detto di avere effettuato gli ordini “per errore”, chiedendo quindi di non spedire la merce negli Stati Uniti.
Nella maggior parte dei casi, i fornitori sono grossisti che hanno docuto comunque pagare la merce ai produttori e che ora dovranno trovare nuovi mercati per inviare la merce o comunque altri distributori negli Usa, cosa questa però difficile se non impossibile a causa proprio degli elevati dazi. Una situazione che reca anche un danno di reputazione non solo ai fornitori, ma alla stessa Amazon.
Bloomberg precisa che questi ordini annullati sono del tipo di “importazione diretta”, ossia riguardano merci che Amazon acquista direttamente all’ingrosso in Asia in modalità franco fabbrica e che quindi provvede in proprio alla spedizione e allo sdoganamento negli Usa. Una soluzione che per il colosso del commercio elettronico riduce i costi di trasporto, anche perché spesso provvede con mezzi propri o con fornitori che assicurano noli bassi grazie alle elevate quantità. In questo caso, però, i dazi li dovrebbe pagare Amazon.
Questa tipologia di commercio riguarda circa il quaranta percento dei prodotti venduti sulla piattaforma di Amazon, mentre il restante sessanta percento è gestito da venditori indipendenti, che pagano una commissione per l’uso della piattaforma e dei servizi logistici. Anche loro sono colpiti dai dazi, quindi si può presumere che calerà l’offerta complessiva sulla piattaforma negli Stati Uniti. E vista la quantità di merce interessata, le conseguenze potrebbero colpire anche l’intera filiera logistica.