Dal 27 dicembre 2023 l’Unione Europea dispone di un nuovo strumento per difendere la propria autonomia decisionale e gli interessi economici dei suoi Stati membri. In quella data è infatti entrato in vigore il Regolamento UE 2023/2675, noto come Strumento Anticoercizione, che rappresenta una risposta concreta alle crescenti tensioni commerciali globali e alle pressioni esercitate da Paesi terzi. Questo meccanismo è stato concepito come un mezzo di difesa, ma anche come deterrente, per scoraggiare qualsiasi tentativo di interferenza nelle scelte politiche dell’Unione attraverso l’uso della leva economica.
Per “coercizione economica” s’intende qualsiasi misura, reale o minacciata, che un Paese terzo adotti con l’obiettivo di influenzare o modificare le decisioni dell’Unione o di uno Stato membro. Si tratta di pratiche che incidono sugli scambi commerciali o sugli investimenti, e che puntano a condizionare, fermare o provocare un cambiamento legislativo o politico, violando così la sovranità europea. In un contesto internazionale sempre più caratterizzato da rivalità strategiche e guerre economiche, la Commissione Europea ha definito lo Strumento Anticoercizione "prima di tutto" come un mezzo di prevenzione, ma allo stesso tempo lo ha dotato di strumenti efficaci per intervenire in caso di necessità.
Il funzionamento del regolamento si articola in più fasi, a partire dall’esame preliminare di eventuali misure coercitive messe in atto da Paesi terzi. Questa valutazione può avvenire su iniziativa della Commissione o su richiesta di uno Stato membro. Se emerge che ci sono gli estremi per parlare di coercizione, viene avviato un dialogo diplomatico con il Paese interessato, chiedendo l’immediata cessazione delle misure e la riparazione dei danni causati. Se la via del dialogo fallisce, la Commissione può proporre una risposta proporzionata al danno subito. La decisione finale spetta al Consiglio dell’Unione Europea, che approva le contromisure a maggioranza qualificata, senza che i singoli Stati possano esercitare un veto.
Il ventaglio delle misure previste è ampio. Si va dall’imposizione di dazi doganali alle restrizioni su importazioni ed esportazioni, fino all’esclusione dalle gare d’appalto pubbliche. Sono previste anche limitazioni ai servizi, agli investimenti esteri diretti, alla protezione della proprietà intellettuale e alle attività finanziarie come quelle bancarie e assicurative. Il potere dello strumento risiede proprio nella sua flessibilità e nella possibilità di estendere la risposta anche a settori strategici, come quello digitale, che finora erano rimasti ai margini delle ritorsioni commerciali.
Una delle caratteristiche più rilevanti dello Strumento Anticoercizione è la rapidità operativa. Le sanzioni possono essere adottate in appena otto settimane, un tempo molto contenuto rispetto agli standard dell’Unione. Sebbene l’intera procedura, in condizioni normali, possa richiedere fino a un anno, la possibilità di una reazione tempestiva aumenta significativamente il potere negoziale dell’UE.
Oggi lo Strumento Anticoercizione potrebbe essere utilizzato per la prima volta, in occasione dei dazi annunciati da Trump il 2 aprile 2025. La Commissione sta valutando di ricorrere al nuovo Regolamento per proteggere il mercato interno, escludendo le imprese americane dagli appalti pubblici europei o dai progetti finanziati dal bilancio comunitario. Tra le possibili misure al vaglio ci sarebbe anche la chiusura selettiva del mercato europeo a beni e servizi statunitensi, compresi quelli legati ai colossi digitali. Questo ampliamento del campo di azione, che va oltre i beni materiali per includere anche i servizi, rende lo strumento particolarmente incisivo.
Per il settore del trasporto e della logistica, l’introduzione di questo strumento rappresenta un elemento da controllare con attenzione. Le eventuali misure restrittive nei confronti di collaboratori commerciali strategici come gli Stati Uniti potrebbero modificare gli equilibri degli scambi, alterare flussi di merci consolidati e incidere sull’accesso a gare pubbliche transnazionali. Il rischio di ritorsioni reciproche è concreto, e gli operatori della filiera dovranno essere pronti a reagire a scenari in evoluzione rapida.