Il 2022 inizia in modo sostanzialmente stabile per il mercato italiano dei veicoli industriali, almeno per quanto riguarda le immatricolazioni. Secondo i dati diffusi dall’Unrae (che raccoglie i costruttori stranieri), a gennaio quelle di tutti i veicoli con massa superiore a 3,5 tonnellate sono state 2315, ossia l’uno percento in più rispetto alle immatricolazioni di gennaio 2021. Ma il tasso d’incremento varia se analizziamo i singoli segmenti di peso. Dal punto di vista percentuale sembrano andare bene i medio-leggeri (da 3,5 a 6 tonnellate), che crescono del 20,9%, però con numeri assoluti molto bassi (52 immatricolazioni). I medio-pesanti (da 6,01 a 12,99 tonnellate) continuano a calare, con percentuale a doppia cifra: -19,9%, con 225 immatricolazioni. La vera crescita avviene nel segmento da 16 tonnellate in su, che con 2038 immatricolazioni cresce del 3,6%.
Bisogna però tenere conto del fatto che si parla d’immatricolazioni, che a gennaio si riferiscono nella maggior parte a ordini firmati l’anno precedente. Siamo quindi ancora nella coda del 2021, un anno che tra l’altro ha visto notevoli ritardi nelle consegne causati dalla carenza globale di componenti. Su questi dati, il presidente di Unrae, Paolo Starace, spiega che “il lieve incremento complessivo dell’1,0% di gennaio 2022 - dopo il rimbalzo dello scorso anno, che già a gennaio era cresciuto del +4,5% rispetto al 2019 - fa pensare all’esaurimento delle spinte che avevano sostenuto il mercato nel 2021”.
Starace auspica che entro l’estate si risolvano le difficoltà produttive, facendo così riprendere la produzione di veicoli industriali e ridurre i tempi di attesa dei clienti. “Ma alcuni segnali di rallentamento negli indici della produzione industriale, alla quale è più legato il mercato dei veicoli industriali, tendono a raffreddare le attese più ottimistiche”, egli aggiunge. Inoltre l’impennata del prezzo del gas naturale liquefatto ha ridotto gli ordini dei veicoli industriali che usano questo carburante, spingendo in alto le vendite dei diesel. “Tutto ciò rende sempre più necessario intervenire per favorire il ricambio del parco circolante, ancora in maggioranza composto da veicoli ante Euro IV, sia nell’ottica di contribuire alla transizione ecologica sia per consentire una corretta strategia produttiva al settore”, conclude Starace.