Il mercato dei veicoli industriali in Russia negli ultimi anni è stato cannibalizzato dai produttori cinesi, capaci di approfittare delle sanzioni imposte dopo l’aggressione all’Ucraina che hanno di fatto escluso dalle vendite tutti i produttori europei. La velocità con cui l’industria cinese ha conquistato il mercato russo è stata davvero impressionante e sono bastati pochi mesi perché il modello Sitrak C7H, sviluppato dalla Sinotrak di Hong Kong, diventasse il camion più acquistato nel Paese. Si è poi assistito al lancio di decine di nuovi modelli e all’entrata nel settore di diversi marchi come Donfeng, Shacman, Foton o Faw, spesso produttori di veicoli esteticamente ispirati dalle linee europee ma carenti da un punto di vista qualitativo. Nel corso del 2024, inoltre, sono aumentati i punti vendita cinesi in tutta la Russia e il bilancio annuale segna un pesante sorpasso sui produttori locali e in particolare su Kamaz, che ha visto crollare drasticamente il suo fatturato nonostante sia il fornitore principale dell’esercito nazionale.
L’esplosione delle vendite dei camion cinesi è ovviamente avvenuta con il consenso delle Autorità russe, costrette a cercare nuove alleanze per non paralizzare il settore trasporti e disposte ad accettare un afflusso incontrollato di veicoli. L’inizio del 2025, però, segna un’importante inversione di tendenza e vede le Autorità russe impegnate nel cercare di frenare l’inesorabile avanzata dei camion cinesi. Le vendite degli ultimi anni e la crisi di Kamaz, peraltro ormai dipendente dalla componentistica e dai ricambi cinesi, hanno spinto il ministero del Commercio russo all'introduzione di controlli sugli importatori di veicoli dalla Cina e al blocco di marchi che non rispettano i requisiti di sicurezza richiesti dalla legislazione vigente.
Come riportato dal portale Gazeta.ru, il primo marchio a finire sotto esame è stato Sitrak, seguito a ruota da Howo, accusati di montare sui loro veicoli dei dispositivi di chiamata di emergenza obsoleti, economici e non in linea con la normativa attuale. I dati riportano che in meno di un anno questi mezzi sono stati coinvolti in 422 incidenti stradali e le Autorità li hanno definiti come una minaccia immediata alla vita e alla salute di conducenti e cittadini. Per questo, le importazioni di questi marchi sono state bloccate ed i veicoli già immatricolati sono stati chiamati ad un aggiornamento, che potrebbe riguardare quasi 15mila unità molte delle quali ancora sotto leasing.
Le attenzioni del ministero del Commercio russo sono state poi rivolte al marchio Shacman che è stato bloccato e sottoposto a sanzioni a causa di difetti tecnici come l’insonorizzazione insufficiente o gli scarsi sistemi di sicurezza. Le Autorità russe avrebbero infatti condotto una serie di ispezioni ai veicoli del marchio, decidendo poi di annullare i certificati d’immatricolazione e bloccando l’iscrizione di nuovi veicoli nel registro ufficiale. Gazeta.ru riporta che sarebbero oltre 13mila i camion ormai invendibili nei magazzini di Shacman ed il danno economico per l’azienda cinese raggiungerebbe i 16 milioni di rubli (circa un milione e 200 mila euro).
I provvedimenti verso i produttori cinesi, inoltre, sembrano essere solamente all’inizio e potrebbero presto riguardare tutti i marchi presenti in Russia, compresi quelli automobilistici. Per quanto sia risaputo che la qualità dei camion di Pechino è inferiore a quella dei più blasonati produttori europei, l’industria cinese era stata in grado di reagire velocemente alla critiche e di aggiornare le proprie catene di montaggio proponendo sul mercato mezzi via via più efficienti. Le mosse russe, più che da un improvviso focus sulla sicurezza, sembrano voler frenare l’avanzata di concorrenti troppo forti che stanno velocemente soffocando la già martoriata industria nazionale.
Marco Martinelli