La vicenda dieselgate che ha creato un terremoto in Volkswagen riapre una vicenda italiana che sembrava ormai chiusa, ossia quella dei filtri Fap applicati dal 2008 per ridurre le emissioni di particolato di vetture e camion che non rispettavano le norme Euro4 e che quindi rischiavano limitazioni alla circolazione. Ma ben presto è sorta una duplice polemica su questi dispositivi montati dopo l'acquisto dei veicoli.
La prima obiezione riguarda la possibilità che i filtri, progettati per catturare le particelle PM10, possano produrre particelle ancora più piccole durante il processo di rigenerazione. La seconda è stata innescata dalla società Dukic Day Dream, che ha progettato una tecnica di riduzione del particolato alternativa, che però non è stata omologata dal ministero dei Trasporti. Così, l'azienda ha presentato una denuncia, appoggiata da alcune associazioni dei consumatori, per falso e abuso di ufficio contro lo stesso ministero.
La procura di Roma ha archiviato questa indagine, ma nello stesso tempo ha scritto ai ministeri dei Trasporti, della Salute e dell'Ambiente segnalando i potenziali rischi alla salute derivante dall'applicazione della normativa che permette l'omologazione dei Fap. Secondo quanto riferisce l'agenzia Reuters, il procuratore Pignatone ha scritto che "il rilascio delle omologhe dei Fap è avvenuto per anni, e si ha modo di ritenere che avvenga ancora, senza alcuna verifica del corretto funzionamento dei suddetti sistemi nel lungo periodo".
Il magistrato aggiunge che "in relazione ai sistemi omologati e poi montati sulle vetture in circolazione, il ministero (dei Trasporti) non ha effettuato alcun controllo sull'esito finale e sul concreto svolgimento delle suddette prove; non ha mai ricevuto né mai richiesto ai produttori la documentazione inerente la conclusione positiva delle prove di durabilità".
La lettera di Pignatone sarebbe rimasta nei cassetti ministeriali se il dieselgate della Volkswagen non avesse ributtato in primo piano la questione delle emissioni inquinanti dei motori a gasolio. Sono due vicende diverse, ma il ministero della Salute ha deciso di approfondire la questione dei Fap, chiedendo all'Istituto Superiore della Sanità ulteriori verifiche, come ha riferito alla Reuters un portavoce del ministero stesso. Pare anche che si stia muovendo il ministero dell'Ambiente.
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