Quasi un anno fa, il 29 luglio 2016, la Commissione Europea annunciò con un comunicato stampa quella che era la più pesante sanzione comminata nella Comunità per una causa antitrust: 2,9 miliardi di euro a cinque costruttori (Daf, Iveco, Mercedes, Renault e Volvo), più un sesto (Man) graziato per avere collaborato per primo all'indagine. Il testo della nota riportava solo che la condanna era stata comminata per avere attuato un cartello dei prezzi dal 1997 al 2011 e per avere ostacolato l'introduzione delle nuove norme contro l'inquinamento atmosferico. Da allora, si attende il verdetto ufficiale, che serve sia per conoscere meglio questa vicenda, sia per avviare le cause risarcitorie da parte dei chi ha acquistato i veicoli nel periodo di tempo incriminato.
È probabile che la pubblicazione dei dettagli sia vicina, perché appaiono le prime indiscrezioni della stampa, segno che il testo è già pronto. Ha esordito il quotidiano francese Le Monde il 20 luglio 2017, con un articolo intitolato "La France victime du cartel des camions", ossia "la Francia vittima del cartello dei camion". Il titolo deriva dalla considerazione del giornale che il mercato francese sia stato quello più colpito dall'accordo illegale tra i costruttori.
L'estensore dell'articolo, Stephane Manuard, afferma di avere letto una "versione più completa della decisione" rispetto a quella diffusa lo scorso anno. Da quanto riportato dal giornale, sono confermati i tre capi d'accusa: cartello dei prezzi agli acquirenti, azioni per ritardare l'introduzione delle norme anti-inquinamento e accordi per far pagare agli acquirenti il prezzi superiori derivati dall'introduzione di nuove classi Euro.
La prima riunione tra i costruttori sarebbe avvenuta a Bruxelles il 17 gennaio 1997 per parlare dei "gross list price", ossia del prezzo di vendita dei veicoli nuovi al lordo di sconti o promozioni. L'anno successivo, il 6 aprile 1998, ci sarebbe stato un altro incontro in cui i costruttori avrebbero deciso di non proporre gli standard Euro 3 fino a quando non avessero deciso insieme il costo maggiore da imporre al mercato.
Anche l'introduzione dell'euro avrebbe comportato riunioni tra i costruttori per stabilire come comportarsi con la nuova valuta e sarebbe in tale occasione che la Francia è stata penalizzata più di altri Paesi, perché al momento del passaggio tra franco ed euro, il prezzo dei camion risultava più basso in Europa. Quindi, aggiunge l'articolo di Le Monde, con passaggio all'euro i costruttori si sarebbero accordati per riallineare i listini.
Il giornalista di Le Monde ha parlato anche con Stef Cornelis, esperto dell'organizzazione non governativa Transport & Environment, secondo cui il passaggio da Euro V a Euro VI avrebbe comportato in Francia un costo maggiore dei camion mediamente di 8000 euro a veicolo. Oltre alle riunioni, i rappresentanti dei costruttori avrebbero scambiato tramite email e telefonate – di cui la Commissione europea ha documentazione – informazioni commerciali definite "sensibili".
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