Il trasporto ferroviario delle merci è una modalità di trasporto energeticamente efficiente, economica e sostenibile, il cui utilizzo è incoraggiato dalla politica dei trasporti europea. Però, questo tipo di trasporto presenta il grande svantaggio, rispetto a quello stradale, di non essere flessibile e di necessitare di cambi modali. Inoltre, la via ferrata è conveniente quando devono essere coperte distanze medio/lunghe per il trasporto di merci con un'elevata massa (esempio l'acciaio). Se a questa situazione si aggiungono i miglioramenti che il trasporto stradale ha raggiunto negli ultimi anni (rapidità, consegne porta a porta, flessibilità, guida autonoma), ecco spiegato il motivo per cui i carri merci ferroviari non abbiano conosciuto significativi miglioramenti e progressi, almeno fino ad oggi. Infatti, il transportlogistic di Monaco di Baviera segna un'inversione di tendenza proveniente dal paese – la Germania – dove circa il 20 percento del totale delle merci viaggia su ferrovia.
L'iniziativa tedesca prende il nome di CFW (Competitive Freight Wagon) e intende sviluppare un moderno carro ferroviario per rendere il trasporto su rotaia notevolmente più attraente per tutti quei beni che difficilmente seguono la strada tracciata dai binari. Il progetto CFW punta alla costruzione di carri merci più leggeri e costituiti da materiali compositi; più aerodinamici per ridurre il rumore e il consumo di energia, ma con moderni apparati tecnologici come i freni a disco elettropneumatici ad alte prestazioni per elevate velocità e sistemi telematici per il monitoraggio del veicolo e del suo carico. Inoltre, un design costruttivo modulare consente al vagone di ottenere unità di carico variabili per differenti tipologie di merci, in modo tale da compensare e ammortizzare i costi iniziali più elevati rispetto ai carri convenzionali.
Il progetto tedesco prevede la cooperazione di importanti aziende nazionali del settore industriale, come Contitech e Scheidt&Bachmann, esperti di ferrovie e logistica (ConTraffic e TransCare) e il supporto scientifico del centro aerospaziale tedesco e dell'università di tecnologia di Dresda.
Davide Debernardi
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