Shell immette sul mercato italiano due nuovi lubrificanti per veicoli pesanti, denominati Shell Rimula R4 L e Shell Rimula R5 LE, entrambi conformi al nuovo standard CK-4 dell'American Petroleum Institute. Il produttore ha sperimentato questi oli su strada percorrendo 64 milioni di chilometri. La riformulazione dei lubrificanti permette, secondo Shell, di migliorare il controllo dell'ossidazione, la stabilità al taglio e il controllo del rilascio dell'aria (che risulta più rapido), oltre che la protezione anti-usura e il controllo dei depositi.
Un'altra importante novità della gamma è il Shell Rimula Ultra 5W-30, l'olio motore a bassa viscosità progettato per soddisfare le esigenze dei moderni veicoli a bassa emissione. Questo è è il primo lubrificante a soddisfare la specifica Scania LDF-4. "Dopo severi test su strada, il prodotto ha dimostrato di migliorare le prestazioni dei motori per autotrazione pesante di ultima generazione", afferma Shell in una nota. "L'olio ha garantito lo stesso intervallo di cambio e lo stesso consumo di lubrificante rispetto al prodotto che soddisfa la specifica Scania LDF-3 con viscosità 10W-40, ha contribuito a ridurre il consumo di carburante per un ulteriore 0,5% e a raddoppiare l'intervallo di cambio sui veicoli con filtro antiparticolato diesel. Shell Rimula Ultra 5W-30 LDF-4 è approvato per D13 e D9 da Euro 1 a Euro 6 e per motori a gas".
Shell ha anche illustrato i risultati i una ricerca sui costi inerenti ai lubrificanti. Secondo il produttore, le flotte dell'autotrasporto perdono l'opportunità di ridurre i costi d'esercizio a causa di una scarsa conoscenza sulla lubrificazione dei mezzi. "Nella sola America settentrionale, il settore dei trasporti potrebbe perdere potenziali risparmi per oltre 6,5 milioni di dollari", afferma la ricerca. "Le società di trasporto sostengono che oltre la metà dei guasti ai veicoli o dei fermi non programmati nell'ultimo triennio possono essere dovuti a errori nella scelta (55%) o nella gestione (53%) dei lubrificanti. Ne derivano costi notevoli: una società su tre (32%) stima che i tempi di fermo non pianificati abbiano comportato per l'azienda oneri pari o superiori a 100mila dollari, mentre una su cinque reputa che la somma potrebbe avere superato i 250mila dollari".
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